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Baldanzi: «Ho iniziato grazie a nonno. Ho un tatuaggio: lui tiene me bambino per mano»

A Sportweek: «È vero che il mio ruolo un po’ è andato a scomparire, il calcio del Duemila è più fisico ma ci tengo a dimostrare di poterci stare»

Baldanzi: «Ho iniziato grazie a nonno. Ho un tatuaggio: lui tiene me bambino per mano»
Db Monza 26/08/2023 - campionato di calcio serie A / Monza-Empoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Tommaso Baldanzi

Sportweek intervista Tommaso Baldanzi, centrocampista dell’Empoli, l’ultimo dei trequartisti in circolazione nel calcio europeo.

«È vero che il mio ruolo un po’ è andato a scomparire, perché il calcio del Duemila è più fisico rispetto a prima, ma io non mi sento solo. Oltre a me, ci sono altri giovani con le mie caratteristiche che si stanno mettendo in luce: Bellingham, Colpani, Soulé, che è un gran giocatore… E poi c’è sempre Dybala, che fa da anello di congiunzione tra vecchia e nuova generazione. Insieme a Messi, è il mio idolo».

Il calcio del Duemila appunto, più muscolare, fisico e ristretto entri ruoli ben definiti. Si trova bene in questo calcio Baldanzi?

«Sì, perché è più complicato, e, a me, più le cose si fanno difficili più piace trovare soluzioni. Proprio perché non è il “mio” calcio, ci tengo a dimostrare di poterci stare. Non mi spaventa: sono ambizioso e ho voglia di migliorare. E poi, non è soltanto corsa, fisico, muscoli: conta tanto la testa, la creatività. E io, di creatività, penso di averne».

Del Piero disse che “i dieci sono degli incompresi perché non stanno nelle regole”. La riflessione di Baldanzi:

«In campo o fuori? In campo, mister Andreazzoli non mi permette di andare oltre le regole, ma penso sia giusto. Però, all’interno di queste, cioè della disposizione tattica che il nostro allenatore ci impone, sono libero di dare sfogo alla mia creatività. L’Empoli gioca con due trequartisti, ed entrambi hanno la possibilità di cercare gli spazi come gli detta l’istinto e di giocare come gli viene meglio. Insomma: negli ultimi venti metri posso fare quello che mi passa per la testa».

Fuori dal campo che ragazzo è Baldanzi:

«Sono una persona abbastanza tranquilla; sì, vabbè, da ragazzino spesso saltavo la scuola, niente di che. La famiglia? Dal mio punto di vista, perfetta. Papà e mamma fanno mercato tutte le mattine nella zona di Siena, tra Poggibonsi e San Gimignano. Vendono abbigliamento da donna. Quando non avevo voglia di andare a scuola mi portavano con loro. E da loro ho imparato cosa vuol dire la parola “sacrificio”: ogni mattina si alzano alle cinque. Ma a scuola andavo bene: sono diplomato in Ragioneria, materia preferita Inglese».

A Sportweek, Baldanzi racconto il suo prima approccio al calcio:

«Inizio al parco, dove mi portava nonno che oggi non c’è più. Ho voluto tatuarmelo sul braccio sinistro: lui tiene me bambino per mano, io ho il 10 sulla schiena. Sotto al disegno è scritto: you’ll never walk alone, non camminerai mai solo. Ecco, nonno mi è sempre stato vicino. A mio padre piace di più il basket, ma fu proprio lui ad accompagnarmi per la prima volta al Castelfiorentino, dove ho iniziato sul serio. Mamma non era così contenta, aveva paura degli infortuni. Adesso è stra-orgogliosa».

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