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Abodi: «Cento squadre professionistiche sono troppe»

«E’ necessario capire come coniugare la competitività e l’eco-competizione con la reputazione e la credibilità del calcio»

Abodi: «Cento squadre professionistiche sono troppe»
An Milano 17/11/2014 - premio internazionale 'Il bello del calcio' / foto Andrea Ninni/Image Sport nella foto: Andrea Abodi

Il ministro dello sport, Andrea Abodi, ha aperto il Dla Piper Forum che si è svolto oggi pomeriggio a San Siro

«E’ necessario capire come coniugare la competitività e l’eco-competizione con la reputazione e la credibilità dell’intero movimento. Queste ultime due sono due componenti fondamentali per il calcio. Quando si superano i 5 milioni di debiti è difficile invertire la tendenza e non bisogna solo ricorrere agli strumenti a disposizione delle imprese in difficoltà per andare avanti. Diminuire i costi e aumentare i ricavi è la formula che dovrebbe essere utilizzata, ma anche nel periodo del Covid i costi della Serie A sono aumentati. Neppure in quel periodo di crisi, il sistema calcio è riuscito ad abbassare le spese. La competitiva a qualsiasi costo non porta a niente nel lungo periodo; trovare delle scorciatoie contabili è un altro male da contrastare. L’eco-competizione è l’obiettivo: si può perdere una partita o un campionato, eventi non piacevoli per chi investe e cerca risultati, ma se si mettono in discussione le regole finanziarie tutto diventa più complicato. Nonostante le competizione globale, la Serie A deve mantenere una relazione con le realtà locale. La staffetta generazione del tifo da padre e figlio non è più scontata come in futuro. Un sistema che funziona e gode di autonomia funziona davvero quando non ha bisogno dell’intervento del legislatore: quando si è chiamati a intervenire troppo spesso, qualcosa non va. Il calcio deve mettersi in discussione, capire i punti di sicurezza andare verso una crescita dei fatturati attraverso il lavoro quotidiano determinato dalla progettualità. Il calcio per me è un fattore centrale per la mutualità del sistema: c’è una relazione stretta tra la A, la B e la C. La crescita della A porta beneficio al resto del sistema. Io mi sono impegnato per una nuova norma sui diritti televisivi e sullo sviluppo delle infrastrutture: le norme attuali hanno fatto il loro tempo e il mercato della distruzione dei contenuti, per esempio, è cambiato. Rimanere al passo con i tempi è complicato. Anche la mutualità di sistema va rivista ponendo degli obiettivi di sistema: preferirei una mutualità più generosa, ma con richieste più pesanti per chi riceve i soldi. Cento squadre professionistiche sono troppe e al di là delle legittime aspirazioni, il sistema ha bisogno di articolarsi in maniera più efficiente per non far perdere qualità al prodotto. A meno che non ci sia un’inversione a livello finanziario. Mi piacerebbe un sistema che si faccia aiutare per competere a livello europeo, con gli altri club, ma anche un sistema virtuoso. La Figc ha fissato un tavolo di lavoro con le leghe e io auspico che siano trovate soluzioni perché il calendario internazionale sarà ancora più fitto. Bisogna tradurre in fatti le cose che ci diciamo da tempo: il tutto al di là dei risultati del campo, dalla qualificazione dell’Italia agli Europei alle finali delle italiane nella scorsa dedizione delle coppe europee»

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