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Sinner elogiato dalla Gazzetta, come se nulla fosse: «la sua è una lezione di educazione civica»

Da peccatore, scelta mediocre a esempio per i bambini (senza mai chiedere scusa): «la sua finale con Medvedev da proiettare alle elementari»

Sinner elogiato dalla Gazzetta, come se nulla fosse: «la sua è una lezione di educazione civica»
Italy's Jannik Sinner eyes the ball as he plays against Italy's Lorenzo Musetti during the Monte-Carlo ATP Masters Series tournament quarter final tennis match in Monte Carlo on April 14, 2023. (Photo by Valery HACHE / AFP)

La Gazzetta elogia Sinner, come se nulla fosse. Una bella domenica dopo le copertine sul caso nazionale, giocando sulla traduzione suo cognome “peccatore”, insomma dopo tutto quello che hanno messo su perché Sinner non ha risposto alla convocazione in Coppa Davis per incontri che l’Italia avrebbe potuto vincere serenamente e ha vinto meno serenamente solo per discutibili scelte del ct Volandri poi per fortuna tornato sui suoi passi.

Fatto sta che la Gazzetta, dopo aver scritto l’impossibile del tennista azzurro, adesso lo eleva ad esempio.

Fossi un maestro elementare o un professore delle medie, proietterei in classe la finale del torneo ATP di Pechino, vinta da Jannik Sinner su Daniil Medvedev, come lezione di educazione civica. Farei vedere quando si becca un terribile lungolinea dal russo e lo applaude picchiando una mano sulle corde e poi, quando sbaglia l’ennesimo smash e, invece di imprecare o spaccare la racchetta a terra, gli scappa da ridere.

C’è tanto sport in quelle due immagini: la percezione dell’avversario, non come nemico, ma come un compagno di gioco che ti fa crescere. Infatti, Jannik l’ha riconosciuto durante la premiazione: «Grazie, Daniil, perché a forza di battermi e di allenarti con me, mi hai migliorato».

S’impara di più da una sconfitta e da uno smash sbagliato che da una vittoria. Un errore non è un fallimento, è solo un passo sbagliato, di cui si può anche sorridere, ma che ti porta avanti comunque.

E poi direi a quei ragazzi: «Vedete che gambette e che braccine ha il nostro Jannik? Circolano tennisti grandi e grossi che sembrano lottatori di wrestling. Ma Sinner li batte tutti, perché non conta il contenitore, conta il contenuto, cioè il talento. E se lo annaffi bene come fa lui, con volontà e sacrificio, il talento ti rende invincibile. Vi ripetono sempre: quando sarai grande, potrai… quando sarai grande farai… Sembra che voi, per ora, dobbiate solo aspettare. Invece Jannik vi dimostra che si può essere grandi già da piccoli».

Vale la pena ricordare che in questi giorni sia il presidente federale Binaghi sia il ministro Abodi hanno ricordato le polemiche nei confronti di Sinner, il riferimento non poteva che essere alla Gazzetta.

COSA SCRISSE LA GAZZETTA

La Gazzetta non molla Jannik Sinner per il suo no alla Coppa Davis. Sul supplemento del sabato – Sportweek – lo definisce Peccatore con la maiuscola in un lungo articolo di Giancarlo Dotto che torna sul suo rifiuto di giocare la Davis.

Sinner è in copertina col titolone: “Caso Nazionale”, seguito dal sommario: “Perché il numero uno del nostro tennis ha sbagliato a dire no alla Coppa Davis. I grande campioni del passato, da Pietrangeli a Panatta, spiegano che alla maglia azzurra non s rinuncia”.

Dotto comincia così il suo articolo.

E se Jannik Sinner, il Peccatore, chiedesse scusa del suo peccato? Non all’Italia o agli italiani, ma a se stesso. Non cavandosela con quattro righe sui social, ma con un’ammissione pubblica, in faccia a una telecamera, fatta di voce e di parole, magari anche qualche silenzio. Una spolverata catartica di cenere.

“Mi scuso per non essere stato all’altezza di quello che avrei dovuto essere. Delle vostre attese e della mia storia. Quella già scritta, ma soprattutto quella ancora da scrivere”. Sarebbe non solo un bel gesto, ma una magnifica sassata lirica nella palude dei tempi. Sarebbe come un Wimbledon e un Roland Garros messi insieme. Sarebbe il Grande Slam della propria ancora acerba biografia. Sarebbe, ma quasi certamente non sarà, perché quasi nessuno è mai all’altezza di se stesso o delle attese degli altri.

La Nazionale è diventata, dunque, davvero superflua? Uno scarto del calendario? Una rogna da scansare con un certificato medico e annessi dolori e languori più o meno immaginari?

Sinner il Peccatore, nome, soma, capelli e lentiggini da putto dei Tudor o degli Asburgo, si è sottratto per l’ennesima volta (quarta, raccontano le cronache) alla chiamata del “mamelico” Fratelli d’Italia. Un record che la dice lunga, a 22 anni. “Ho bisogno di riavermi dalle fatiche di New York…”, la giustificazione questa volta arrivata da Montecarlo, in attesa di Shanghai, il prossimo torneo milionario, utile a razzolare i pochi punti che servono per essere a novembre uno degli otto alle Atp Finals di Torino.

Peccato per il Peccatore, sfortuna vuole, che proprio di questi tempi il trentaseienne Novak Djokovic, reduce pure lui, più di lui, dalle fatiche degli Open, si sia reso disponibile a giocare la Davis con la sua nazione. “Stanchezza? Quale stanchezza? Per me è un onore e un orgoglio giocare per la mia nazione”. Uno schiaffo. Implacabile Novak, anche con le parole.

Scelta mediocre, ritrovarsi la scorsa settimana a Montecarlo invece che a Bologna. Chiamarsi fuori da una Nazionale che ha bisogno di te, già indebolita da defezioni importanti e tutti i problemi che sappiamo di cattiva forma o di cattivi umori.

Pure sfortunato il Peccatore. Sfortuna vuole che l’infortunato Berrettini scelga di unirsi comunque ai compagni per condividere con loro la storia, tutto quello che sarà, gioie e dolori.

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