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Se il Napoli aggredisce, segna. Se non aggredisce, subisce gol (anche se in fuorigioco)

Si è sempre detto che l’importante è che il portiere pari (Garella) o che il centravanti segni (Inzaghi). Ecco, Raspadori segna, pure gol di rara fattura

Se il Napoli aggredisce, segna. Se non aggredisce, subisce gol (anche se in fuorigioco)
Napoli's Kosovo defender #13 Amir Rrahmani (R) and Union Berlin's Ivorian forward #11 David Datro Fofana vie for the ball during the UEFA Champions League group C football match 1 FC Union Berlin v SSC Napoli at the Olympic Stadium in Berlin on October 24, 2023. (Photo by John MACDOUGALL / AFP)

Se il Napoli aggredisce, segna. Se non aggredisce, subisce gol (anche se in fuorigioco)

Una partita che pone quattro questioni fondamentali, l’una non necessariamente connessa all’altra.

La prima è che si è vinto e che, con questa vittoria, si compie un balzo in avanti molto importante nel delineare le gerarchie del gruppo di qualificazione, inserendo un importante tassello per la messa in sicurezza quanto meno del secondo posto.

Ripeto, è per ciò importante che si sia vinto, a prescindere da ogni considerazione sul come si sia vinto e sul come, all’interno della partita, pure si siano subite a mio avviso in modo eccessivo le folate offensive di una squadra che è davvero poca roba.

Qui ci si attacca alla seconda questione, per spiegare la quale è sufficiente rimandare all’azione (al modo in cui sviluppa l’azione) che porta al gol annullato all’Union Berlino alla metà del primo tempo.

Azione che comprova in modo impressionante ed inconfutabile uno dei più evidenti e grossi limiti del Napoli.

Quando la squadra azzurra viene attaccata in un certo modo (e cioè: con verticalizzazione veloce che avviene: i) con pallone calciato nello spazio al di là delle linee difendenti azzurre; ii) col pallone calciato in totale libertà, ovvero senza che sia stata portata una feroce pressione ai costruttori di gioco ed ai potenziali uomini di “scarico” avversari, o addirittura quando la pressione è portata in modo scoordinato, e cioè non con tutti gli effettivi e senza che salgano le linee di difesa e centrocampo), è una squadra a cui si fa gol facilmente, anche perché negli uno contro uno non è, sempre ad avviso di chi scrive, una squadra di livello eccelso.

L’azione in questione è la prova del 9 di tutto ciò.

Nella zona di sinistra per il Napoli che difende, l’Union imposta con molta libertà di movimento tanto nel primo giocatore che da principio costruisce (Kvara gli è ad almeno 5 metri ed è in una posizione difensiva innocua), quanto negli altri compagni che possono ricevere lo scarico del pallone e/o lo stesso pallone se imbucato tra le linee, dal momento che nessun centrocampista del Napoli si preoccupa di schermare immediatamente, e prima che parta il pallone, il potenziale ricevente e dal momento che la linea difensiva del Napoli sembra già pronta a preoccuparsi di scappare verso la porta invece di salire per occuparsi, a sua volta, di schermare od affrontare il ricevente palla non appena questa gli giunga tra i piedi.

L’Union ha, quindi, gioco facile, perché ogni uomo interessato a ricevere ed a lanciare il pallone nello spazio prossimo davanti a lui ha la totale libertà di farlo per assenza di un qualche avversario che glielo impedisca o gli renda difficile la giocata (uomo su uomo).

Ed infatti lo fa.

Si produce, dopo due passaggi verticali effettuati in tale contesto di libertà, un primo duello uno contro uno (lungo la linea verticale di sinistra dell’area del Napoli) tra Natan e l’attaccante esterno dell’Union, che viene perso dal centrale del Napoli in modo clamoroso per come questo sbaglia nell’approccio alla giocata: non cerca l’anticipo (che pure potrebbe cercare), non va alla copertura fisica del pallone e dello spazio, rimane ad un metro dall’avversario che a quel punto ha gioco facile nel chiudere il pallone e rientrare in direzione della porta, dal momento che Natan, con la propria postura, quasi lo invita a farlo.
Ed infatti viene saltato di netto.

Ma non finisce qui.

Perché a quel punto, mentre il giocatore sta convergendo verso Rrahamani, ecco che questo, al solito più preoccupato delle conseguenze che potrebbero avere le sue scelte rispetto al fatto di farla, una scelta, da un lato cerca di rimanere nella posizione in cui si trova per evitare che l’avversario possa scaricare il pallone al compagno che sta arrivando a traino dell’azione, e dall’altro lato, tuttavia, così facendo lascia libero l’avversario di puntare in direzione della porta limitandosi (dopo avergli lasciata libera la zona alla sua sinistra) ad un intervento in scivolata letteralmente innocuo.

Per come viene effettuato, e perché con questo il difensore del Napoli lascia all’avversario libertà di dribblarlo attraverso un semplice spostamento del pallone proprio verso quella la zona così lasciata libera.

Il gol poi viene per fortuna annullato, ma sarebbe da far rivedere decine di volte proprio per sottolineare l’impostazione collettiva e dei singoli giocatori del Napoli che di fatto lo determina.

La terza questione è Kvaratskhelia, o meglio la partita che ieri ha fatto il georgiano.

Ha, a mio avviso, commesso anche errori, quelli tipici che pure gli si possono rimproverare da un anno.

Ci si riferisce al fatto che in molte fasi o situazioni di gioco se usasse di più i compagni (e ne ha da poter usare in questi termini: da Zielinski e Mario Rui, da Lobotka allo stesso Raspadori quando gioca ed esce dai blocchi per aiutare la costruzione della manovra) per dribblare gli avversari, se cioè invece di andare lui a puntare l’uomo con il pallone, a volte usasse la sponda del compagno per riavere il pallone dieci metri più in là, riprendendoselo così a progressione in atto ed a prima linea di pressione messa fuori uso, sarebbe ancor più letale.

Ma come non si può, tuttavia, rimarcare che avere in campo un giocatore del genere, sempre in partita, sempre con quel coraggio tipico del campione a cui il pallone tra i piedi non scotta mai, sempre così continuamente in grado, prima ancora di effettuare la giocata vincente, di tenere da solo impegnato due blocchi difensivi avversari, ecco avere in campo un giocatore così vuol dire davvero far parte di un ristretto numero di squadre in Europa?

Kvaratskhelia, questo Kvaratskhelia, senza raddoppio avversario (ed a volte senza che almeno tre uomini avversari siano impegnati ad impedirne le giocate) è immarcabile, e questa è una manna dal cielo anche per i suoi compagni che hanno le qualità per sfruttare sia la superiorità numerica, sia i vuoti che negli spazi difensivi avversari vengono lasciati appunto da tutti quelli che hanno bisogno di occuparsi fisicamente e posizionalmente di lui.

La quarta questione è Raspadori.

Si è sempre detto che l’importante, al di là delle questioni di carattere tecnico od estetico, è che il portiere pari (Garella) o che il centravanti segni (Inzaghi)?

Ecco.

Al netto dei colpi e delle giocate che ha, al netto delle doti tecniche e fisiche che (provate a buttarlo giù con uno spalla contro spalla, provate a lasciargli 3 metri di vantaggio per la partenza nello stretto con il pallone), così come pure, perché no, al netto delle caratteristiche che non ha (per esempio, quella di contropiedista a campo aperto), Raspadori segna.
E segna pure gol di rara fattura.
Punto.
°°°°
Il gol del Napoli, proprio – guarda caso – di Raspadori, è il prodotto delle due ultime questioni che si sono trattate.

Il pallone, dopo un cross di Kvaratskhelia ribattuto in modo goffo dalla difesa dell’Union, ritorna sui piedi del georgiano, nella sua classica e tipica mattonella.

Kvara è all’uno contro uno con il suo avversario diretto, a cui già può leggersi il terrore in faccia.

Lo punta portando il pallone con il destro, e qui accade una cosa magnifica agli occhi di chi può riguardarsi l’azione.
Ad un certo punto, per un millesimo di secondo sembra che Kvaratskhelia sospenda la corsa e rimanga fermo quasi per prepararsi il solito dribbling a rientrare da effettuare con la solita rotazione della caviglia e del piede destro; invece, sempre in un quel millesimo di secondo il georgiano decide di continuare a puntare la linea di fondo e lo fa con il piede che, sollevato da terra e dal pallone, invece di ruotare per portarsi il pallone verso destra, rimane fermo per dare al pallone stesso quel piccolo tocco che serve per bruciare definitivamente l’avversario (scavalcando con uno scavetto il suo tentativo di intervento), guadagnarsi la linea di fondo e con essa lo spazio per scaricare il pallone a Raspadori.

Il quale gli sta andando a traino e sta andandosi a posizionare, dopo un bel contro movimento, quella zona (vertice dell’area piccola) che gli consentirà di impattare di prima intenzione il pallone con il sinistro (non il suo piede. O si?) ed indirizzarlo sul primo palo.

Ecco, sul concetto di primo palo come stato dell’anima si rimanda alla scorsa puntata.

Il gol è bellissimo, lo fa un calciatore che fisicamente non incute timore agli avversari e che non è nell’immaginario tipico dell’uomo medio il grande centravanti; ma noi dell’immaginario collettivo abbiamo imparato a fottercene, e ci limitiamo a lodare Giacomino, giocatore fenomenale.

P.S. Per tornare alla seconda questione ed a come il Napoli quest’anno difende senza la foga e l’impostazione dello scorso anno, provate a riguardarvi proprio l’azione del gol azzurro. Sapete come nasce? Con Rrahmani che rompe la linea, e sale bruscamente (scattando per 15 metri dalla sua posizione) fino ad aggredire il primo ricevente palla dell’Union, che di fatto anticipa riconsegnando il pallone al suo compagno. Meditate, gente. Meditate.

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