Nell’imperdibile intervista a Sky: «La punizione la doveva calciare un altro, Costinha doveva stare in barriera. Invece era in area, e segnò»
Quando incontrate qualcuno che deride Mourinho, gli dà del bollito, o ne parla con sufficienza, drizzate le orecchie e mettetevi in guardia. In una parola: diffidatene. Se siete violenti, picchiate. Non avrete di che pentirvi. Se il vostro interlocutore è un fautore del calcio contemporaneo, allora lasciate stare: non infierite, il destino è già stato crudele con lui.
Di ascoltare José non ci si stanca mai. Ah se De Laurentiis avesse portato a Napoli… È possibile ascoltarlo a Sky, intervistato da Federico Buffa e Federico Ferri.
Parla di tante cose ma c’è un episodio – nella prima puntata – che non possiamo non riportare. Racconta il gol che gli ha cambiato la carriera e quindi la vita. La rete con cui al 90esimo eliminò il Manchester United di Ferguson a Old Trafford. All’andata il Porto aveva vinto 2-1 e al ritorno aveva segnato Scholes. Valeva la regola dei gol in trasferta in caso di pareggio e quindi era qualificato il Manchester. Poi, l’arbitro fischia una punizione ai 25 metri.
Mourinho lo racconta così.
«In panchina erano tutti angosciati. Io avevo un giocatore formidabile sui calci da fermo: Ricardo Fernandes. Lo mando in campo e gli dico: “se abbiamo una punizione, tirala tutti, allontana tutti e tirala tu”. L’arbitro fischia punizione e vedo Ricardo che si allontana. McCarthy gli ha detto: “vattene che tiro io”. E io penso: “mamma mia”. Poi guardo la barriera e Costinha, secondo le mie indicazioni, doveva stare in barriera a dar fastidio ai calciatori dello United. E invece è in mezzo all’area. E io penso: “mamma mia, che indisciplina”. Poi McCarthy calcia la punizione, il portiere respinge e Costinha fa gol».
Di Mourinho resterrà impressa la lunga corsa lungo la linea laterale. Era il 9 marzo 2004: la sera in cui nacque il mito di José Mourinho.
Che nell’intervista dice tante altre cose. Anche e soprattutto sul ruolo dell’allenatore. E sulle cose che accadono anche quando gli allenatori non hanno fatto nulla per farle accadere.