Maradona aveva denunciato l’ex moglie per aver acquistato proprietà a Miami con i suoi soldi. Oggi il giudice ha dato ragione a Villafañe
Claudia Villafañe ha vinto la battaglia legale contro Diego Maradona, morto nel novembre del 2020. Nel 2015 el Diez aveva denunciato l’ex moglie per aver acquistato una serie di proprietà a Miami con i suoi soldi quando erano già separati. Otto anni dopo, la giustizia degli Stati Uniti si è pronunciata a favore dell’ex moglie e ha chiuso il caso per mancanza di prove.
L’accusa era di arricchimento illecito, violazione degli obblighi fiduciari, furto e frode, per l’acquisto da parte di Villafañe di sei condomini in Florida che, secondo l’ex calciatore tramite i suoi avvocati, avrebbe acquisito “appropriandosi indebitamente di fondi” che gli appartenevano. Questo è quanto riferisce il sito di informazione Infobae.com.
Secondo Maradona, le proprietà acquistate dall’ex moglie “generavano entrate in dollari che il giocatore rivendicava come sue“. Nell’agosto 2013 le parti in causa hanno firmato un accordo di conciliazione matrimoniale, concordando la distribuzione dei beni coniugali. In quell’occasione Villafañe avrebbe nascosto le proprietà, escludendole dalla divisione dei beni.
Dopo la morte di Maradona, i figli Jana, Diego Junior e Diego Fernando hanno continuato la battaglia legale. Villafañe ha sempre rigettato le accuse dichiarando di aver utilizzato fondi di sua proprietà altri donati dalla famiglia.
La decisione del giudice
Il giudice Carlos López, dell’11° Circuito Giudiziario della Florida, scrive Infobae, che “il querelante non ha presentato alcun documento finanziario, né un singolo estratto conto, assegno, bonifico bancario, documento di deposito cauzionale o qualsiasi prova di qualsiasi tipo che possa indicare che Maradona fosse in possesso dei fondi in questione e che siano stati successivamente rubati“.
Sull’accusa di arricchimento illecito, il termine di prescrizione del reato è di quattro anni. Nella sentenza si evidenzia come Maradona non ha mai fornito una data precisa del presunto furto ma ha affermato che è avvenuto intorno al 2000. Secondo il giudice, «dato che la causa originaria è stata intentata il 15 dicembre 2015, la pretesa di arricchimento illecito dell’attore è prescritta . Il ricorrente non ha sollevato alcun argomento giuridico per la sospensione dei termini di prescrizione applicabili, né vi era alcun supporto fattuale negli atti e, di conseguenza, la causa per arricchimento illecito è prescritta».
Si chiude il caso, quindi, a quasi tre anni dalla morte di Maradona.