“Presto parlerò” aveva scritto con non poca faccia tosta. Ha cambiato idea. Si facesse i suoi sette mesi di squalifica
Nicolò Fagioli ha deciso di cancellare il suo profilo Instagram. Dopo che stamattina – non si capisce da quale pulpito – ci aveva impartito pure il sermoncino.
“Pensavo di partire chiedendo scusa non solo ai tifosi bianconeri, ma a tutti i tifosi del mondo del calcio e dello sport per l’errore ingenuo che ho fatto. Invece no, sono obbligato a partire con lo schifo che scrivono su di me giornali, persone solo per mettermi in cattiva luce con mille falsità… o forse meglio, solo per conquistare due visualizzazioni in più. Presto parlerò“.
Qualcuno gli avrà fatto notare che aveva già parlato, sia lui sia i fatti.
Era fresco reduce dalla blandissima condanna della federazione: sette mesi di squalifica, grazie al patteggiamento, il pagamento di una multa di circa 12mila euro e la partecipazione ad un piano terapeutico.
Dopo il sermone, Fagioli ha deciso di abbandonare Instagram. Sul social è stata presa di mira anche Giulia Bernacci, modella e fidanzata di Fagioli, costretta a disattivare i commenti sotto il suo ultimo post risalente a prima dello scandalo.
IL GIORNALE E LA QUASI GRAZIA A FAGIOLI
Fagioli quasi «graziato»: solo sette mesi.
Titola così Il Giornale che prosegue:
E ora farà il testimonial contro le scommesse.
E ancora: Per la prima volta nel calcio applicata una pena «alternativa» a quella prevista. Tonali interrogato per oltre due ore e poi esce dalle terrazze sul tetto della Procura
Scrive il quotidiano:
Dodici mesi di squalifica, 5 dei quali commutati in prescrizioni alternative e una ammenda di 12.500 euro per la violazione dell’articolo 24 del Cgs (Codice giustizia sportiva) che vieta ai calciatori di effettuare scommesse su eventi organizzati da Figc, Uefa e Fifa».
Difficilmente il patteggiamento poteva andare meglio per l’«imputato» Nicolò Fagioli autodenunciatosi alla procura sportiva dopo aver saputo di essere stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura della Repubblica di Torino con l’accusa di aver «piazzato scommesse su piattaforme illegali».