Al Tg1: «Il ritorno a Madrid è la gara più bella cui ho partecipato. Scommesse? A 25 anni ero in depressione. Agnelli chiamava alle 5.30».
L’ex portiere della Juventus e del Parma Gigi Buffon ha parlato al Tg1 della rovesciata subita da Ronaldo nel 2018:
«Dopo il suo gol i tifosi della Juve si sono alzati ad applaudirlo, è stato un gesto di grande sportività. Lui mi ha visto incredulo e si è avvicinato dicendomi “Non male, vero Gigi?”. Lì mi sono messo a ridere. La partita di ritorno? L’espulsione non mi ha ferito quanto quel rigore concesso nel recupero di una rimonta epica. Senza dubbio la più bella gara a cui ho partecipato, poteva entrare nei libri di storia. Ancora adesso non ho capito perché mi ha espulso, ma ormai è passato tanto tempo».
Buffon ha parlato anche delle vicende di calcio-scommesse:
«Ho pagato in prima persona a caro prezzo, ma ci ho sempre messo la faccia. E’ stata una cosa che mi ha fatto crescere. Solo in quel momento capisci gli errori che fai, perchè li fai e capisci che non devi ripeterli. A 25 anni ho anche affrontato un periodo di depressione. I segnali sono stati quelli di una grande pigrizia mentale. Mi sono impaurito perché mi ero accorto di non essere più il Gigi che conoscevo. Ho provato a darmi una mano in modo naturale, ovvero parlando con le persone più care, nascondendo qualsiasi tipo di pudore».
Tra i migliori allenatori della sua carriera, l’ex Juve ha detto:
«In trent’anni ho avuto solo i migliori e citarne uno non sarebbe bello. Nevio Scala mi sono consacrato come primo al Parma grazie anche ad Ancelotti. E’ una persona con un’umanità speciale, con lui vai per forza di cose d’accordo. Mi ricordo anche Lippi, Capello e Prandelli, ma anche Conte e tutti gli altri. Poi c’è Trapattoni che è stato il mio primo vero idolo da bambino, quando allenava la Juve mi innamorai di lui. Ogni volta che si muoveva lo seguivo particolarmente, anche all’Inter o al Bayern».
Infine, le tappe più importanti della carriera di Buffon:
«Il Mondiale vinto è stato l’apice. La tensione, le responsabilità e tutto il resto scavalcano anche le emozioni positive. Non vedevo l’ora finisse dai quarti in poi, il peso delle partite era soffocante. La parata su Zidane in finale è probabilmente la più bella della mia carriera, aveva dato una potenza incredibile a quel colpo di testa. Pallone d’Oro? Le ingiustizie sono altre. Per il ruolo che avevo dovevano incastrarsi tante piccole cose, magari non sono stato bravo a farle accadere. L’avvocato Agnelli? Erano molto singolari le sue telefonate all’alba. A due non ho risposto, lui si chiedeva sempre perché non rispondessi alle 5:30 di mattina. Una sorta di provocazione, io sono sempre stato al suo gioco».