A Sportweek: «A papà non ho chiesto nulla, sapevo com’erano andate le cose con l’Inter. Sono disciplinato come un tedesco e creativo come uno slavo»
A Sportweek l’intervista di Lazar Samardzic, il centrocampista dell’Udinese che quest’estate è stato ad un passo dall’Inter. Con i nerazzurri ha pure sostenuto le visite mediche di rito. Poi però alcune divergenze sul contratto con l’entourage del giocatore hanno fatto saltare l’affare. Adesso la sua verità:
«Non è mai stato un problema di soldi. io so quello che è successo, ma ormai è passata e non voglio più parlarne. Sono uno che pensa positivo, l’Udinese è una squadra forte, un club organizzato, se resto ancora un anno è perfetto per me. Voglio fare un gran campionato qui, poi vedremo».
La curiosità però è tanta. Possibile che papà Mladen abbia fatto tutto all’insaputa del figlio:
«Ripeto: non ho avuto bisogno di chiedergli nulla perché sapevo già com’erano andate le cose. Ero e sono sereno. Sono tornato a Udine, mi sono subito allenato, ho giocato il secondo tempo contro la Juve alla prima di campionato e la domenica dopo a Salerno, dove ho pure fatto gol, ero già titolare».
A parte le domande di rito per un giocatore che in prospettiva può fare la differenza nei top club europei, qualche curiosità in più su Samardzic:
«Il talento è tutto. Mentalità, per esempio. Avere la testa giusta. Come dicevo, bisogna pensare sempre positivo. Pensare negativo è male».
Tedesco di origini slave. I suoi si sono trasferiti in Germani negli anni ’90:
«Mi ha detto una volta un allenatore: “Sei una perfetta combinazione di tedesco e slavo”. Mi considero disciplinato come un tedesco e creativo, fantasioso, “libero” come uno slavo».
Calcio italiano troppo tattico:
«Vero ma per è uno stimolo. Per rompere le linee di difesa così strette, devi fare più uno contro uno. Io mi sento cresciuto, grazie al calcio italiano. Sono contento di fare la mezzala, ma è vero che a volte vorrei giocare più vicino alla porta, perché mi piace molto fare gol, di natura mi sento un trequartista».
“Insomma, se oggi un grande club ti vuole, con chi deve parlare?”
«Con papà».