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Ripetiamo insieme: abbiamo battuto l’Udinese, abbiamo battuto l’Udinese, abbiamo…

La partita non ha mostrato solo luci e contro un avversario modesto. Si sono viste cose positive, frutto soprattutto della volontà dei calciatori

Ripetiamo insieme: abbiamo battuto l’Udinese, abbiamo battuto l’Udinese, abbiamo…
Ci Napoli 27/09/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Udinese / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: esultanza gol Khvicha Kvaratskhelia

Il Napoli stravince una partita delicata contro un’Udinese che è apparsa davvero poca roba, in un “quadro” che ha mostrato non solo luci (su questo si tornerà in seguito) e in un contesto che anche a chi scrive è sembrato di restaurazione e auto-gestione tecnica (da parte dei calciatori).

Dico questo per via di evidenti indici sintomatici, tutti di carattere “spallettiano”: i) la frenetica pressione alta sulla costruzione avversaria che sembrava in questo primo scorcio di stagione abbandonata, come insegna il gol di Kvaratskhelia;
ii) la costruzione dal basso con linea di difesa a tre – Mario Rui che si alza, Di Lorenzo, Ostigard e Natan che rimangono a gestire la prima uscita del pallone  – al fine di consentire a Lobotka di guadagnare 20 metri di campo nell’impostazione palla al piede ed evitargli di abbassarsi sulla linea difensiva invece perdendoli (come per esempio si era visto nelle prime partite);
iii) appunto, Lobotka di nuovo al centro della costruzione del gioco, ed anzi di quel tipo di gioco sistemico e di impostazione dell’azione con trame fitte di triangoli, continue rotazioni tra portatori di palla e riceventi la stessa, oltre che continuo uso dei cosiddetti “rinterzi”;
iv) possesso palla ricercato specie nella propria tre quarti.

Tutte cose che si sono tornate a rivedere e che, appunto, a me sembrano più il prodotto della volontà dei giocatori piuttosto che di quella del loro allenatore (come pure lasciava intendere la dichiarazione di Kvaratskhelia).

A me pare di avere a che fare con un allenatore che fino a ieri (compreso) è sembrato avere un approccio simile a quello di quel famoso personaggio di Zelig che usava l’espressione faccio quello che voglio e la cui gag si basava sul fatto che spacciava per scelte sue quelle che, invece, erano scelte obbligate da comportamenti altrui.

Per esempio: se vuoi affermare leadership verso un giocatore che ha così palesemente contestato il tuo modo di approcciare tatticamente i minuti finali di una partita (mi riferisco al noto episodio di Osimhen del facci giocare a 2 davanti), e se davvero vuoi far vedere che comandi tu,  beh, allora magari fai come Allegri fece con Bonucci: il giocatore rimane a vedere la partita sullo sgabello, non entra in campo.

Invece no: Osimhen lo fai giocare (anche se ha fatto quello che ha fatto) perché altrimenti “apriti cielo”, salvo poi toglierlo a mezz’ora dalla fine (cosa che non si è mai fatta in precedenza), e questo giusto perché vinci due a zero e solo a partita chiusa; insomma, appunto, faccio  quello che voglio.

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Il primo gol del Napoli arriva su calcio di rigore calciato benissimo da Zielinski (si ricordi il detto: tra palo e paletto, rigore perfetto), anche ieri secondo me il migliore in campo per giocate ed approccio alla gara.

L’azione si sviluppa su un lancio di Mario Rui che, da poco prima del  cerchio di centro campo, con un lancio millimetrico di quasi 50 metri pesca Kvaratskhelia mettendolo all’uno contro uno verso il suo diretto avversario.

In una prima fase dell’azione, il georgiano si incaponisce (come spesso accade) usando il solito dribbling in più, posto che sembra perdere il pallone dopo che si era creato lo spazio per crossare rubando il metro per ciò utile al marcatore che lo insegue, si fa infatti raggiungere facendo partire il cross quando ormai la traiettoria è schermata dall’avversario.

La palla, tuttavia, gli carambola nelle vicinanze: Kvaratskhelia la recupera prendendo la posizione, si fa franare addosso dal difensore dell’Udinese (che commette un’ingenuità da calcio dilettantistico: il georgiano è a quel punto girato di schiena e letteralmente innocuo anche per via del raddoppio dell’altro difendente bianconero) e si guadagna il sacrosanto rigore.

Il secondo gol, bellissimo, è frutto di un’azione tutta verticale che si sviluppa tra Anguissa, primo portatore del pallone sulla tre quarti avversaria (da sinistra per chi guarda), il quale subito la gioca a Lobotka che gli sta davanti.

Lo slovacco, a sua volta, ed a dimostrazione che se lo si usa in questo modo è tra i migliori del mondo, è fenomenale: i)  nel ricevere il pallone stoppandolo a seguire con il sinistro; ii) nell’effettuare, nell’esatto momento in cui riceve la palla, il più classico dei movimenti su piede perno; iii) quindi, nel ruotare (DA MAESTRO DI SCUOLA CALCIO) su se stesso di 180 gradi mettendosi subito il pallone sul destro; iv) quindi, nel passarlo proprio con quel piede subito a Politano (come se il gesto che sta compiendo fosse davvero un tutt’uno, così rubando un tempo di giocata e di movimento alla pressione avversaria), il quale nel frattempo sta scattando a ricevere la palla (sempre muovendosi in un’ipotetica linea verticale) poco più avanti a lui.

A quel punto, proprio grazie alla fenomenale giocata di Lobotka Politano riesce a godere di quella frazione di secondo in cui, privo di istantaneo pressing avversario, può vedere con la coda dell’occhio il movimento di Osimhen che attende (alla sua sinistra) il pallone danzando sulla linea della difesa avversaria.

Mentre i due difendenti dell’Udinese cercano di stringere su Politano, quest’ultimo con una giocata simil-scavetto fa passare la palla, alzandola leggermente, tra questi e mette così davanti al portiere il suo compagno: il centravanti nigeriano esegue uno stop non impeccabile (esteticamente e tecnicamente), facendosi rimanere il pallone troppo addosso e dovendo per ciò frenare la sua corsa, ma è comunque molto bravo a direzionarlo sul palo lontano ed infilare il portiere dell’Udinese in uscita.

Un piccolo inciso: se i tre difensori dell’Udinese che compongono l’ultima linea difendente avessero letto meglio l’azione nel momento in cui la palla ce l’ha Politano, si sarebbero accorti che sarebbe loro bastato fare un passo in avanti per mettere Osimhen in fuori gioco; e non è vero che a parole sono bravi tutti, quelle sono giocate e letture difensive che a questi livelli si devono saper eseguire ad occhi chiusi.

Questo per dire che il prodotto della partita di ieri è anche il frutto di una partita giocata contro una squadra che, se rimane questa e continua così, rischia davvero di retrocedere senza passare dal via. 

Il gol del 3 a 0 è frutto di una lettura dell’altrui giocata da parte di Kvaratskhelia che è davvero impressionante.

E che, appunto per me, è un grido di rivolta contro chi vorrebbe abbandonare questo tipo di modalità di prima difesa: quella, cioè, che presuppone il fatto di non lasciare agli avversari che costruiscono nemmeno una frazione di secondo per poterlo fare, cosa che l’anno scorso è stata il marchio di fabbrica del Napoli spallettiano (tra le molte altre, distruggemmo così il Liverpool in casa nostra: ricordate?).

Il portiere dell’Udinese, durante un giro palla tipico di questa fase di gioco, in prima costruzione scarica il pallone ad un difensore suo compagno che sta abbassandosi ed allargandosi per andare a riceverla senza (lui per lo meno crede) pressing avversario.

A questo punto, a guardare l’azione dell’alto si vede una cosa incredibile: Kvaratskhelia, che nel frattempo stava – ahimè – rinculando insieme a tutti i compagni (tranne Simeone) nella propria tre quarti ad attendere gli avversari, si accorge invece che quell’avversario è invece  da “aggredire”. 

Da qui in poi, la corsa e l’azione del georgiano si scompongono in due fasi: nella prima, cioè mentre il difensore sta per ricevere il pallone, il georgiano fa una prima accelerata così da accorciare le distanze sullo stesso; nella seconda fase, quella successiva allo stop dell’avversario, Kvaratskhelia aumenta ancora di più i giri della corsa perché si accorge che il controllo del difensore è sbagliato e che questo gli ha così lasciato la  palla scoperta per l’aggressione.

Kvaratskhelia aumenta quindi i giri della falcata in modo impressionante, fulmina l’avversario portandogli via il pallone senza che questo nemmeno si renda conto di cosa stia succedendo, con un solo tocco si mette davanti al portiere che gli si butta sui piedi in uscita bassa disperata, lo supera con una carezza al pallone con cui scavalca letteralmente il corpo dell’avversario ed insacca a porta vuota.

Il gol del tre a uno dell’Udinese è una perla di Samardzic, tuttavia facilitata da un grave errore di partenza del Napoli nell’impostazione del modo di aggredire lo stesso nel momento in cui parte l’azione.

In sostanza, il fantasista dell’Udinese, non appena riceve palla sulla tre quarti del Napoli, viene addirittura triplicato da Anguissa, Cajuste e Lobotka; i quali, tuttavia, non solo lo affrontano innanzitutto troppo (fin troppo) morbidi, dunque sbagliando nella condizione preliminare di qualsiasi giocata (l’atteggiamento).

In più, i tre del Napoli si dividono male tempi e spazi della manovra difensiva, soprattutto nella distanza tra i due che affrontano il giocatore dell’Udinese ai lati (Anguissa e Cajustre) ed il terzo (Lobotka) che è posizionato troppo lontano rispetto a questi e che proprio per questo non ha il tempo per effettuare la chiusura che vorrebbe (ed infatti, viene facilmente  dribblato e lasciato sul posto).

Insomma, Samardzic da lì non deve uscire in piedi.

A quel punto, invece, lo stesso Samardzic dopo una triangolazione con il compagno entra in area, mette con il sedere per terra Natan con una giocata che mi ha ricordato quella di Totti in un gol contro il Torino di più 15 anni (nello specifico: finta di tiro con il sinistro; suola sopra il pallone per farselo passare sul destro; tiro di destro in rete) e segna.

Il gol è bellissimo, ma bisognerebbe spiegare a Natan che una delle prime regole per un difensore è che in area non si “scivola” mai.

Il gol del 4 a 1 è di Simeone, stra-meritato per come sta affrontando la situazione che lo riguarda con la solita professionalità ed abnegazione.

Kvaratskhelia, dopo una triangolazione con Cajuste, si invola sulla fascia sinistra, questa volta non per intestardirsi nei soliti dribbiling ad entrare ed uscire, ma per guadagnarsi il fondo e mettere in area un cross con traiettoria tesa e forte indirizzata  direttamente sulla testa di Simeone, che appunto sigla il gol che chiude la partita.

Un gol importante per il Cholito e per il “gruppo squadra” (chi gioca poco ma quando gioca segna, sopporta un po’ meglio di giocare poco), così come spero per il georgiano, che dovrebbe rendersi conto di quanto  sarebbe ancor più letale se talvolta davvero accelerasse per cercare tempi e spazio utili per giocare la palla al compagno, piuttosto che per cercare una linea di fondo che ahimè certo non può spostarsi rispetto a dove è.

L’assist è però stato perfetto, simile a quelli con cui Mancini mandava in gol Montella, con il primo che spesso sembrava quasi voler usare il secondo come semplice sponda per recapitare la palla in rete tanto erano perfetti i suoi ultimi passaggi.

In conclusione, due annotazioni.

La prima è che, come accennavo, ieri non ci sono solo state luci.

Il Napoli, specie nel primo tempo, ha subito un po’ troppe manovre offensive da una squadra per niente pericolosa; l’Udinese, sfruttando la grande distanza che troppo spesso c’è tra linea difensiva e quella mediana del Napoli, è secondo me con troppa facilità arrivata negli ultimi 20 metri.

Natan ha definitivamente dimostrato di non essere Kim, anzi di essere un giocatore che al massimo può discretamente far partire l’azione (se del caso anche con lanci lunghi, ha un buon piede) e Ostigard mi è sembrato un po’ troppo in imbarazzo nelle difese preventive.

Contro squadre forti queste cose le paghi.

La seconda è la giocata che Zielinski fa al decimo del primo tempo, una di quelle cose che ti riconciliano con la vita.

Il Napoli muove palla sulla tre quarti di destra avversaria, compiendo una manovra d’insieme notevole: Politano porta palla e la scarica a Di Lorenzo, proseguendo la corsa verso la fascia destra e quindi costringendo uno degli uomini che potrebbero pressare il capitano del Napoli a seguirlo.

A quel punto, succede la prima cosa importante: Kvaratskhelia, con un movimento simile a quello di Raspadori che commentammo da ultimo, lascia la zona davanti a Di Lorenzo che andrà poi ad aggredire Zielinski rientrando verso la linea del pallone al fine di muovere la difesa avversaria.

In quello spazio si butta subito Zielinski (chiamando palla proprio in quella zona con un gesto del braccio) e Di Lorenzo (in posizione da regista offensivo da Napoli spallettiano) lo pesca con un pallone al bacio alzato sopra le linee difensive avversarie.

Il pallone sta spiovendo su Zielinski, che per guardarlo è girato di tre quarti rispetto alla porta, e gli sta cadendo sul piede destro.

A questo punto, il centrocampista del Napoli fa in uno due capolavori, e cioè: i) accenna una finta il tiro al volo, ma in realtà con una rotazione del collo del piede destro e con un solo tocco si libera dell’avversario e se lo aggiusta per il tiro; ii) mentre nel frattempo con un’analoga rotazione del corpo si guadagna in un fazzoletto di campo la posizione idonea per il tiro che riesce per ciò ad effettuare sempre con il destro.

Una giocata strepitosa, che mi ha ricordato (rispetto al controllo, ed anzi allo stop al volo che si trasforma in un vero e proprio dribbling) quella sublime di Sua maestà Roberto Baggio nell’azione in cui fece gol con il Brescia a Torino contro la Juventus e fece venire la labirintite cronica a Van der Sar.

Fino a qui non tutto bene, secondo me: vediamo a chi darà ragione il Real Madrid.

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