Al Corsera: «il record di Sotomayor, quel 2,45 vecchio trent’anni, non penso sia impossibile, la mia carriera mi insegna che nulla lo è»
Tamberi il giorno dopo l’oro mondiale. Le sue parole, alcune delle sue parole, raccolte dal Corriere della Sera:
«Mi manca il 2,40, era il mio obiettivo qui a Budapest ma non l’ho detto a nessuno. Il record del mondo di Sotomayor, quel 2,45 vecchio trent’anni, non penso sia impossibile, la mia carriera mi insegna che nulla lo è. L’anno olimpico si presta a varie riflessioni, nel frattempo sospenderei i paragoni con i grandissimi dell’atletica italiana, Consolini, Simeoni, Mennea, Cova: loro hanno vinto medaglie e fatto primati mondiali, io no. E anche i miei avversari, Barshim e Harrison, mi sembrano supereroi, rispetto a me. Mutaz, poi, lo vedevo imbattibile: mi sbagliavo. Io verrei scartato a qualsiasi test di laboratorio. La mia forza è proprio questa: partendo un passo indietro, ogni mattina mi sveglio con in testa l’idea fissa di recuperare qualcosa».
«La tecnologia non aiuta il salto come la corsa, le super scarpe con la soletta in carbonio sono pericolose per una disciplina così traumatica: i top 10 di un decennio fa si sono tutti spaccati e operati, c’è stato un crollo clamoroso di risultati prima che riemergessimo io e Barshim, gli unici».