Se il calcio fosse matematica il Napoli avrebbe ancora i favori del pronostico. Ma attorno al campo tante cose sono cambiate, troppe
In diverse chiacchierare sulla battigia, la domanda che “sulla carta” dovrebbe mettere il dubbioso ko è questa:
“Ma il Napoli è più scarso di Roma, Intér, Milán e Gliuvents? Simm’ e’ cchiù fort…”.
In teoria sarebbe vero. il Napoli sembrerebbe, ad un occhio superficiale, ancora la più attrezzata per concorrere per il titolo, ma i napoletani, come gli italiani, come si piccava di dire Montanelli: “non conoscono la storia”, e quando c’è da essere boriosi perdono anche l’ancestrale carica di scaramanzia. Eppure basterebbe tornare all’estate scorsa, quando per i soliti occhi superficiali sembrava la fine di tutto, per rendersi conto di quanto quanto l’affermazione, di cui sopra, sia suffragata da credenze primitive e conoscenze tribali.
Se il calcio fosse matematica, il Napoli avrebbe ancora i favori del pronostico. Ma proprio perché il calcio e la matematica sono due discipline agli antipodi è plausibile che quella appena iniziata sia destinato ad essere una stagione di enormi sofferenze per la difesa del titolo. Lo spogliatoio Eden del 4 giugno scorso è diventato un rovo di spine “contrattuali” che si intrecciano l’un l’altra. Troppi equilibri e troppe dinamiche sono cambiate.
L’artefice unico di questo radicale cambiamento di clima è il presidente. Finite (assaffà) le celebrazioni per la passata stagione tanti nodi sono venuti al pettine. Le questioni rinnovi, mancati arrivi e mancate partenze saranno un lungo strascico che non abbandonerà il Napoli.
Osimhen sta perdendo un gran tempo al Napoli. L’unica offerta realmente recapitata a Castelvolturno, respinta, era la combo (o pacchetto) di Kim ed Osimhen per 150 milioni di euro. Cento milioni dirottati poi su Harry Kane.
De Laurentiis aveva tutto il tempo di questo mondo. A marzo era campione d’Italia, in pectore. Poteva programmare mirabilmente la stagione appena iniziata. Ad oggi i punti cardine programmati per la stagione in corso sono:
1. Ad aprile con la famosa foto del Britannique ha strategicamente reso alleati i suoi più acerrimi contestatori, per vivere tranquillo, ma al momento ancora sotto scorta.
2. In diverse sedi prima di dare il via libera a Giuntoli non ha mancato di ridimensionarne i meriti. Vecchi vizietto del presidente, denigrare i traditori della causa partenopea.
3. Il conflittuale addio da Spalletti, che si trascinerà ancora a lungo non permettendo al Napoli di voltare pagina.
4. Le scelte di Garcia e Meluso, non si mettono in dubbio le qualità professionali, ma per rientrare nel grande giro entrambi avranno dovuto sacrificare qualcosa: il primo l’autonomia nell’utilizzo di Raspadori, il secondo ha potuto mettere a disposizione il proprio ruolo, arrivando ormai quando è quasi tempo di programmazione per la stagione 2024-2025.
5. Varie ed eventuali: contratto Elmas, nessuna cessione effettiva che ha bloccato le entrate, Diego Demme , al 26 agosto, ancora in rosa. Il famoso comunicato del 15 agosto, inizialmente sensato, si è rivelato essere un boomerang.
Se dopo questi dubbi siete ancora certi che il Napoli sia candidato al quarto scudetto, beh avete una fede incrollabile.