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Ganna: «Non sono timido, ma odio le domande tutte uguali dei giornalisti, odio la pesantezza»

Al CorSera: «Il momento più brutto è quando l’acido lattico sale dalle gambe e ti annebbia il cervello. Mi verrebbe istintivo arrendermi ma non posso».

Ganna: «Non sono timido, ma odio le domande tutte uguali dei giornalisti, odio la pesantezza»
Tokyo (Giappone) 04/08/2021 - Ciclismo / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Francesco Lamon-Simone Consonni-Jonathan Milan-Filippo Ganna

Il Corriere della Sera intervista Filippo Ganna dopo il sesto titolo mondiale.

«I festeggiamenti? Messaggini per ringraziare i familiari dei complimenti, un brindisi veloce con i compagni. Ero talmente cotto che mi sono buttato subito a letto. Dopo una gara c’è sempre un’altra gara, bisogna riposare. Le feste le rimando e alla fine magari le dimentico. Mica sono tipo da grandi cerimonie, io».

Lei durante le interviste ha la faccia di uno sulla poltrona del dentista. Timidezza o allergia ai giornalisti? Ganna:

«Odio le domande tutte uguali, odio la pesantezza. Non sono timido, se la questione è interessante rispondo volentieri».

Con il coach Marco Villa che vi scambiate le ultime parole prima del via, muso contro muso. Cosa vi dite?

«Cose nostre, cose che contano. E che non rivelerò mai, né adesso né quando smetto».

La gara di domenica è stata esaltante e drammatica: a metà gara lei sembrava spacciato, poi il recupero miracoloso. Cosa si percepisce pedalando a 60 all’ora? Ganna:

«Poco, pochissimo anche se nel delirio e nella fatica estrema devi trovare un pizzico di lucidità per capire come stai andando e se c’è qualcosa che puoi correggere. Ho percepito il ritardo a metà gara, ho realizzato che stavo rimontando nella seconda parte ma di aver vinto l’ho capito vedendo solo il mio nome che lampeggiava sul tabellone».

Dopo il record dell’Ora Ganna ha parlato di dolori atroci al sedere per mantenere la posizione. Il dolore dei quattro minuti dell’inseguimento invece?

«È diverso. Il momento più brutto arriva dopo due minuti quando l’acido lattico sale dalle gambe e ti annebbia il cervello e sai che manca ancora molto alla fine. Lì devi trovare qualche secondo di recupero, liberare la mente pur continuando a pedalare a 60 all’ora. Non so come faccio, ma lo faccio quando invece mi verrebbe istintivo rallentare, arrendermi. Ma non si può, non posso».

Venerdì Ganna cercherà il terzo titolo nella crono individuale: 47 km invece di quattro, quasi un’ora al posto di quattro minuti, finale in salita e avversari del calibro di Van Aert, Pogacar, Evenepoel e Kung. È masochista?

«No, voglio vincere. Sarà durissima, mi farò come sempre molto molto male, ma ci proverò fino all’ultimo metro».

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