Su Libero: atleta imbattibile in acqua ma anche donna di spettacolo e provocatrice. Un’irrequieta che non si è fatta mai imbrigliare
Vittorio Feltri firma, su Libero, l’elogio di Federica Pellegrini. L’irrequieta nuotatrice, scrive, manca enormemente al nuoto. Atleta imbattibile in acqua, ma anche donna di spettacolo e provocatrice, ha fatto diventare bello uno sport privo di spazi utili per la creatività.
Il nuoto, scrive Feltri, è spesso “uno sport ingrato per chi ci dedica la vita”,
“è uno sport spietato con il corpo e agro con le menti non perfettamente disciplinate. Rispetto al calcio, al tennis, alla pallacanestro, non offre il fianco alla fantasia, non dà possibilità di sfuggire a una sconfitta con un colpo di teatro: il nuoto non ha gol in rovesciata, non ha volée e passanti che chiamano gli applausi, né canestri all’ultimo centesimo, né strategie da scacchista. Non c’è lo spazio per tracciare traiettorie dadaiste, non si possono curvare palloni in luoghi sottili, perché le curve nemmeno ci sono: la linea del nuoto è una sola, è cucire la vasca di dritto e di rovescio, avanti e indietro, più veloci che si può”.
Difficile essere un eroe in una disciplina così dura e così onesta, scrive Feltri: “sei costretto a vincere, il «bel perdente» è una figura non prevista”.
“Si è vestiti più o meno tutti uguali, la bravura è misurata sulla perfezione nel ripetere lo stesso gesto, perfino lo spettacolo delle forme nello sforzo atletico è mortificato, più di metà del corpo è sotto la linea dell’acqua, quel che resta fuori è annebbiato dal pulviscolo agitato dalle bracciate. Forse è lo sport più solitario che ci sia”.
Il corpo dei nuotatori è “un’esagerazione della perfezione“. La Pellegrini è stata rivoluzionaria anche in questo. Le piacciono le cose femminili, “mostra al pubblico dei social la pelle tatuata (mi pare sia arrivata a undici), porzioni del suo corpo, un giorno i glutei semicoperti, un giorno le unghie pittate, un giorno una mise vedo-non vedo, un altro i capelli viola da assassina psicopatica (commento non mio) e così via, con arguzia e un ferino istinto di provocatrice“.
In questo modo, ha reso bello uno sport che non lascia spazi alla creatività.
“È in questo modo che la Pellegrini ha fatto diventare bello uno sport da batteristi, privo di spazi utili per la creatività; anzi, lo dico senza intenzione di offendere, piuttosto brutto da guardare, le cui strategie sono invisibili e la cui essenza è la prevalenza fisica e quindi perfettamente olimpico”.
Una nuotatrice irrequieta, che non si fa imbrigliare.
“L’altra sua gara è non farsi mettere le briglie. Non ebbe esitazioni a rifiutare di portare il tricolore alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi perché non voleva stare per ore ferma in piedi con le gare in vista poco dopo. Gli italiani sono patriottici zero e moralisti a mille, ne seguì una canèa che durò giorni. Non fece una piega. Vien da ridere a farle gli auguri”.