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Fabregas: «Mourinho ha giocato con la mia mente come nessun altro, ha tirato fuori il meglio di me»

A The Coaches’ Voice: «Conte ti dice sempre cosa fare in campo. Per un po’ ha funzionato ma è sempre la stessa cosa. Wenger e Guardiola sono simili»

Fabregas: «Mourinho ha giocato con la mia mente come nessun altro, ha tirato fuori il meglio di me»
Db Como 29/08/2022 - campionato di calcio serie B / Como-Brescia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Cesc Fabregas

Cesc Fabregas quest’estate ha lasciato il calcio giocato ma a Como, sua ultima destinazione, ha trovato la dimensione perfetta dove far crescere la sua nuova carriera professionale. Ha infatti accettato l’incarico di allenatore del Como Under 19.

Nel frattempo ha rilasciato alcuni aneddoti sui suoi ex allenatori al portale The Coaches’ Voice:

«Durante i miei 20 anni ai massimi livelli, ho sempre pensato al giorno in cui avrei appeso le scarpe al chiodo con un po’ di panico. Ma nel ruolo di allenatore ho trovato la mia passione. Mi sta facendo vedere il gioco in modo completamente diverso. Avevo iniziato a pensare di diventare un allenatore dopo aver compiuto 30 anni».

E ancora:

«Nella mia carriera da giocatore ho lavorato con Arsène Wenger, Pep Guardiola, José Mourinho, Antonio Conte, Luis Aragonés e Vicente del Bosque. Sono stato molto, molto fortunato. Bisogna essere bravi a imparare da ognuno di loro. Come allenatore, penso che la cosa più importante sia convincere i giocatori delle tue idee e convincerli a farli giocare come vuoi tu».

Su questo, Arsene Wenger era un maestro:

«Arsène, per me, era il numero uno. Sono arrivato all’Arsenal a 16 anni e, fin da subito, ha avuto abbastanza fiducia in me da mettermi in prima squadra. Mi ha fatto vedere il calcio da un’altra prospettiva. Ha lavorato molto su di me, sia individualmente che collettivamente. Ha studiato i migliori giocatori del mondo: loro alzano lo sguardo e analizzano la situazione almeno 15-20 volte prima di ricevere il pallone. Insisteva affinché giocassi sempre in avanti e mi ha insegnato ad avere la  postura corretta, aprire il corpo per ricevere meglio il pallone. Un’altra cosa che ho imparato da Arsène è quanto sia importante avere una buona comunicazione con i giocatori».

Come Wenger, forse solo Pep Guardiola:

«I due vedono il calcio allo stesso modo e i loro allenamenti sono stati abbastanza simili. In termini di carattere, però, Pep era diverso. Lui ha mantenuto le distanze molto di più. Potrebbe sembrare un po’ più duro, ma ha funzionato molto, almeno per lui».

Fabregas ha giocato anche per Mourinho al Chelsea:

«Mou mi mandava messaggi; mi parlava ogni giorno. Per lui ero uno dei giocatori più importanti della squadra. Era un tipo di fiducia diverso da quello che avevo avuto con Arsène. Era potente. Ha giocato con la mia mente in un modo che nessun altro aveva mai fatto prima, e penso che questo abbia tirato fuori il meglio da me. Con lui ho giocato molto bene».

Al Chelsea Fabregas ha conosciuto anche Antonio Conte:

«Conte è stato l’allenatore che su di me ha lavorato più tatticamente e fisicamente. Tatticamente, ha sempre voluto dirti esattamente cosa fare in campo. Ha funzionato bene per un po’ di tempo ma è sempre stata la stessa cosa. Personalmente, questo non mi ha motivato tanto. Quando le squadre hanno iniziato a studiarci da vicino e a capire come stavamo giocando, è diventato molto difficile per noi adattarci. Avevamo solo un modo».

 

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