Il riconoscimento del tedesco dopo la sconfitta. Berrettini risponde: «Ha detto così? Mi fa piacere, lo ringrazio. In campo mi sento bene».
Ieri Matteo Berrettini ha battuto Sascha Zverev in tre set dopo un match perfetto. Ora è agli ottavi di Wimbledon: lunedì affronterà il numero uno del mondo, Carlo Alcaraz. La Stampa scrive che Zverev ha riconosciuto a Berrettini che, giocando così, può arrivare a vincere Wimbledon.
“«Se giochi così, puoi vincere il torneo». L’ha detto Sascha Zverev, stringendo la mano a Matteo dopo i tre set con cui il campione ritrovato lo ha spedito a casa al terzo turno di Wimbledon. Lui l’ha detto, in molti l’hanno pensato. Perché Berrettini, atterrato a Londra senza neppure la certezza di poter giocare, oggi in campo assomiglia molto al campione che due anni fa arrivò in finale strappando un set a Djokovic. Per ora di set ne ha giocati dieci, ne ha perso uno (al tiebreak con Sonego) ma in 54 turni di battuta non si è mai fatto strappare il servizio”.
Quando gli hanno riferito le parole di Zverev, Berrettini ha commentato:
«Sascha ha detto così? Mi fa piacere, lo ringrazio. Di sicuro in campo mi sento bene. Anzi, mi sentivo più stanco il primo giorno contro Sonego. Dopo quel set perso ero arrabbiato, ma negli spogliatoi mi sono detto che dovevo godermela, che era già tanto essere qui».
Lunedì in ottavi gli tocca il numero 1 del mondo, Carlos Alcaraz, in ballo c’è un posto nei quarti. Berrettini si prepara alla battaglia:
«Un tabellone abbastanza tosto, no? Con Carlos ci ho già giocato, in Australia l’ho battuto in cinque set, a Rio abbiamo battagliato per altri tre. Di lui mi impressiona tutto. A 20 anni fisicamente è già pronto, mentre io alla sua età pesavo quindici chili meno di adesso. La cosa che mi colpisce di più è come sa gestire la pressione: sorride sempre, non esagera mai, non si comporta in maniera strana neppure quando perde. Davvero un esempio per tutti».
Sulle polemiche social sull’influsso di Melissa Satta sul suo periodo nero:
«Io sono fumantino, a volte mi accendo, ma mi sono sempre detto che questa gente va fatta parlare. So chi sono, il percorso che ho fatto. Il tennis rispecchia quello che ti capita nella vita, e per un periodo sono stato scontento di me, anche per colpa degli infortuni che mi impedivano di raggiungere certi risultati, e questo si rifletteva in campo. La cosa che mi dispiace è che certi insulti hanno dovuto sopportarli anche le persone che mi sono care e mi stanno accanto, e che davvero non se li meritavano».
Qualche giorno prima dell’inizio dei Championships Berrettini non si sentiva pronto.
«Perché per giocare uno Slam devi essere in forma fisicamente, tecnicamente, mentalmente ed emozionalmente. Non basta la volontà di giocare. Il mio team mi ha lasciato libero di decidere e alla fine ho pensato che non potevo andarmene di qua senza nemmeno provarci».
Matteo è andato in campo per cinque giorni di fila: i tre del derby interrotto con Sonego, quello della vittoria su De Minaur, e ieri.
«Il mio coach scherzando mi ha detto: peccato che domani ti riposi… La verità è che l’anno scorso dopo che per il Covid avevo dovuto ritirarmi sono rimasto cinque giorni a letto a piangere. Quindi che volete che siano cinque giorni passati a giocare».
Aggiunge:
«È vero, nei mesi scorsi mi sentivo frustrato perché non riuscivo a usarli come so fare, ma per riuscirci al meglio devi essere anche in forma. Oggi all’inizio ero nervoso, ma dalla fine del secondo set, dopo la pausa, ho capito che potevo metterlo in difficoltà».