La meritocrazia del calcio italiano si confonde con la mistica del santino, gli americani vogliono Moneyball non le bandiere
C’è stato un tempo (fino all’altro ieri, tipo) in cui il giornalista puntava il microfono in faccia a Pioli e a muso duro gli chiedeva:
«Quanto si sente orgoglioso Pioli di essere rappresentato da un uomo di sport come Maldini?»
E Pioli, unto dalla commozione, ribatteva:
«Sull’integrità morale di Paolo nessuno può esprimere dei dubbi. È una persona che ha tanto dentro, ha tanti valori».
Vaglielo a spiegare, adesso, a Gerry Cardinale che in Italia abbiamo il calcio morale. I manager santi e gli allenatori madonne. I leader della spiritualità candeggiati in sala stampa. Che la Serie A “Made in Italy” (davvero, sì: il Governo investirà 10 milioni per chiamarla così…) sarebbe una specie di conferenza episcopale italiana. Quelli sono americani. Valore per loro ha tutt’altro significato: non c’è esperanto che tenga, una lingua comune. Siamo in una frattura d’incomunicabilità. La vicenda del divorzio all’americana di Paolo Maldini dal Milan è filosoficamente dirompente. Rappresenta uno scontro tra culture.
Cardinale ragiona con i numeri, un cinismo aziendale che da queste parti respingiamo per principio, un po’. E perché viviamo il calcio come una bolla morale nella quale anche la semplice ammissione delle proprie inadeguatezze viene tradotta esteticamente come un coraggioso atto sacrificale. Maldini ha sbagliato tutto il mercato dello scorso anno, è stato messo alla porta. Nessuno aveva evidentemente avvertito Cardinale che “Maldini ha tanti valori”. E che il contesto nel quale opera, la Serie A dei capitani d’industria, si autorappresenta come una confraternita di personaggi in aria di beatificazione.
Cardinale è un alieno. Giusto o sbagliato che sia, si muove con un altro modello comportamentale. Viene da un posto dove per andare alle Olimpiadi si fanno i trials, e la (presunta) meritocrazia è un dogma ancestrale. Certo, poi sbarellano: hanno pur sempre eletto Trump Presidente, eh. Ma difficilmente potrà valutare l’operato di un suo dirigente in funzione della sua storia di santino del club.
Repubblica scrive che ora “metteranno sulla poltrona di Maldini l’intelligenza artificiale, gli algoritmi e i dati applicati al calciomercato e governati da Billy Beane, 61 anni, guru del baseball con gli Oakland Athletics”, quello di Moneyball. Maldini – sempre per Repubblica – voleva Pirlo al posto di Pioli. Ecco l’incomunicabilità spiegata in tre parole.
L’economia del calcio italiano gira anche attorno alla mistica dell’amore romantico. E’ un condizionamento culturale. Una scorza. E da un direttore tecnico non ci si aspetta solo che investa bene, ci si aspetta una piega della bandiera. Una coccola d’umanità. Al limite – non nel caso di Maldini, a lui non lo chiederebbero mai – che si faccia i selfie col capoultrà. La gente vuole il pr, mica un geometra.
In Italia ci siamo fatti prendere dal mito della rettitudine morale a beneficio della narrazione, ovunque essa vada a parare. Cardinale non sa di aver abbattuto un totem. O molto più semplicemente non gliene frega niente. Hai voglia a rinfacciargli che bella persona è Paolo. Non c’è traduttore automatico che tenga.