Su Repubblica le intercettazioni del Ros dopo la grande retata milanese. La figura chiave è Nazza Calaiò. L’omicidio di Boiocchi mai risolto
La grande rete dello spaccio dei Navigli. La maxi-operazione condotta a Milano con trentotto tra arresti e fermi. Tra i fermati anche Nazzareno Calaiò, 53 anni, detto Nazza. Ne scrive Repubblica:
«Quando si sente parlare di Nazza, c’è da aver paura».
E Repubblica riporta intercettazioni dell’inchiesta per approfondire il rapporto tra Nazzareno Calaiò e gli ultras coinvolti nel traffico di cocaina. Nazza, diciamo, non aveva un buon rapporto con gli ultras. C’è un passaggio in cui Nazza dice di voler ammazzare Boiocchi (poi effettivamente ucciso, quando gli ultras fecero sgomberare la curva): un delitto mai risolto. Ma al momento non c’è per lui alcuna accusa di omicidio.
Sfida le potentissime curve di San Siro. I leader della Nord come Vittorio Boiocchi, ucciso sotto casa il 28 ottobre scorso (quando in curva fecero sgomberare quelli che avevano pagato regolare biglietto), e il suo successore Andrea Beretta, a sua volta ai domiciliari per droga. «Vado a San Siro e gli taglio la testa davanti a tutti — dice Calaiò di Boiocchi il 31 marzo 2002 — e paga pure il Beretta e chi c’è vicino a lui. Anzi il Beretta rimane vivo. Gli dico: portami due
milioni domani, se no fai la stessa fine tu fai! Alla fine siete una massa di carabinieri voi dell’Inter siete e lo sanno tutti che siete degli infami e siete vivi per miracolo».
Riporta l’edizione di Repubblica Milano:
“Nazzareno — scrive il Ros — si scagliava contro alcuni maggiorenti della curva dell’Inter, tra cui Andrea Beretta e un soggetto mai nominato che si identificava certamente nel capo ultras Vittorio Boiocchi, poi freddato il 28 ottobre 2022”. Un delitto ancora irrisolto, senza colpevoli. “Adesso studio il modo che gli taglio la testa senza pagarla.. a questo infame qua”, dice ancora Nazzareno Calaiò. “Lo faccio scomparire”. “Ma no.. ma no.. si però zio.. adesso tienilo.., trattieniti..” cercano di calmarlo gli altri. “Pensa.. lo prendo.. lo taglio.. lo porto via.. prendiamo una.. lo porto.. gli taglio la testa..” continua il narcotrafficante. Che ragiona a voce alta su come eliminarlo. “E come fanno a sapere dov’è? Se vado a prenderlo senza coso.. senza telefono.. senza.. come fanno a saperlo? E’ meglio d quello che ho fatto con il casco!” dice ancora il narcotrafficante facendo riferimento a qualche agguato già portato a termine, ma che non racconta. “Non deve più scherzare!”. Obiettivo di Calaiò sono Boiocchi e Beretta. “Se mi capita che riesco così bene.. se non mi capita vado a San Siro e gli taglio la testa davanti a tutti.. senza problemi.. e paga pure il Beretta e chi c’è vicino a lui.. anzi il Beretta rimane vivo.. gli dico.. “Portami due milioni domani.. se no.. fai la stessa fine tu fai! Infame.. perché sei un infame tu e tutti quelli del curva siete degli infami. Alla fine siete una massa di Carabinieri voi dell’Inter siete.. e lo sanno tutti che siete degli infami e siete vivi per miracolo..”. Secondo Calaiò, “fanno arrestare tutta la gente.. lo sanno tutti.. sono d’accordo con la Digos.. sono d’accordo con gli sbirri”. E ancora, contro Calaiò. “Gliel’avevo detto che questa è l’ultima.. sai cosa ho detto a Vittorio? Tu dovevi ascoltare il tuo compare.. c’avevi ragione.. questo è un pezzo di m..”. Il piano, nelle parole del malavitoso, è chiaro. “Non possono fare niente.. perché se sparisce non possono fare niente.. lo prendiamo.. lo sequestriamo.. lo anestetizziamo.. lo portiamo all’orto e lo sotterriamo.. te lo sto dicendo già.. non c’è storia..”.
Ma quella di Calaiò non era una questione di tifo, era questione di business. Ne aveva anche per i milanisti, come riporta ancora Repubblica.
«Io vado a sparare prima a Giancarlo, poi a Cataldo», dice una sera il braccio destro Matteo Cuccurullo, e si riferisce
a Lombardi detto “Sandokan” e a Daniele, braccio destro di Luca Lucci, l’ultrà (in carcere per spaccio) celebre per la foto con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. E “Nazza” Calaiò, col beneplacito del figlio Andrea, dà la sua approvazione: «Certo, certo, bene». Tra le tante conversazioni intercettate ce n’è una che si riferisce all’agguato ad Enzo Anghinelli, broker e curvaiolo del Milan che sopravvisse a una revolverata in faccia nel 2019 in centro città. «Son preoccupato per me sono tanto preoccupato», dice Calaiò mentre fa bonificare la sua auto, «sai cosa può essere? Che c’è qualcosa qua… per la storia di Enzino».