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In Spagna adesso è legale pagare “premi vittoria” a giocatori di altre squadre

Lo scrive ABC: la Corte Suprema ha depenalizzato i “bonus vittoria a terzi”, restano vietati solo quelli “a perdere”. In Europa è una pratica vietata dal Tas

In Spagna adesso è legale pagare “premi vittoria” a giocatori di altre squadre
The president of Spanish Liga Javier Tebas is pictured during an AFP interview in Madrid on October 21, 2020. (Photo by PIERRE-PHILIPPE MARCOU / AFP)

In Italia ci siamo abituati ai premi per la vittoria. I bonus che i presidenti decidono di fissare per incentivare i propri giocatori a raggiungere un obiettivo: il premio-scudetto, il premio-Champions. In Spagna ora possono fare una cosa in più: possono pagare “premi a vincere” anche ad altre squadre. Cioé possono favorire l’impegno agli avversari dei propri avversari, offrendogli premi in denaro. Una pratica che in Europa è vietata da Fifa e Uefa, scrive ABC, che giustamente si sorprende di questo unicum: una sentenza della Corte Suprema ha di fatto depenalizzato questo tipo di bonus “a terzi”.  

La Corte Suprema ha sconfessato una precedente sentenza della Corte di Navarra che aveva condannato dei premi a vincere pagati dall’Osasuna a due giocatori del già retrocesso Betis per impegnarsi a battere il Valladolid (che lottava per non retrocedere come l’Osasuna).  Secondo Corte vanno puniti solo i bonus “a perdere”, quelli “a vincere” non possono essere considerati condotte criminose, visto che “un giocatore può, con la sua prestazione, come opzione possibile, perdere una partita, ma non vincerla. E non puoi vincerla perché non dipende esclusivamente dalla tua volontà, ma da altri fattori. E ciò che non può essere realizzato volontariamente, perché impossibile, non può essere punito neanche penalmente”.

Il Tas, scrive ABC, “ha stabilito nel 2015 che i bonus sono sempre comportamenti punibili perché avvantaggiano i club con più soldi”.

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