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Il Guardian: «È bizzarra la rabbia di Bach contro l’Ucraina e non contro la Russia»

“Che deve altro deve fare la Russia per essere esclusa? Basterebbero gli stivali russi che marciano a Kiev? Armi chimiche? La minaccia nucleare?”

Il Guardian: «È bizzarra la rabbia di Bach contro l’Ucraina e non contro la Russia»

Mettiamola così. Parigi 2024. “Finale della gara a squadre miste di tiro con carabina ad aria compressa da 10 metri, il russo Sergey Kamenskiy preme l’occhio sul mirino, preme il grilletto e, un millisecondo dopo, festeggia trionfalmente l’oro. Nel frattempo, a 1.500 miglia di distanza, a Kiev, le macerie di case e ospedali continuano ad accumularsi, insieme ai corpi dei morti. Inverosimile? No, non tanto”.

La questione – enorme – dell’ammissione degli atleti russi e bielorussi alle Olimpiadi francesi, con il Cio di Bach ormai arrivato quasi allo scontro diplomatico con l’Ucraina che minaccia il boicottaggio, e non – si badi – con la Russia, sta prendendo le forme di uno scandalo internazionale. Ne scrive, con quell’attacco di cui sopra, Sean Ingle sul Guardian. Tira le fila, il giornalista del Guardian. Ma soprattutto sottolinea il comportamento stonato del Cio.

Il Guardian tanto per cominciare ricorda che l’Ucraina non è sola, e che a chiedere l’esclusione degli atleti russi ci sono altri 35 paesi tra cui Regno Unito e Stati Uniti . “Assecondiamo per un momento la posizione del CIO – scrive il Guardian – Il suo argomento centrale è che nessun atleta dovrebbe essere punito per il proprio passaporto o per i peccati del proprio paese. Fallo e dove ti fermi? Escludendo la squadra statunitense dai Giochi del 2004 per l’invasione dell’Iraq? Armenia e Azerbaigian per il conflitto del Nagorno-Karabakh? Israele per la sua occupazione della Palestina?”

Ciò che colpisce è la rabbia di Bach. Non verso la Russia, come ci si potrebbe aspettare. Ma con l’Ucraina per aver minacciato di boicottare i Giochi, qualcosa che dice “violerebbe la carta olimpica”.

Il giornalista scrive che pur provando ad “essere gentili con Bach”, “la sua attenzione sbilenca è bizzarra. Perché mentre cerca modi per consentire agli atleti russi di competere, non dice nulla su cosa, se non altro, sarebbe necessario per vietarli”.

E “quindi andiamo, signor Bach, quali sono le linee rosse del CIO? Basterebbero gli stivali russi che marciano a Kiev? Armi chimiche? La minaccia nucleare?”

E ancora, si chiede il Guardian: in che modo la Russia non ha già calpestato tutto il benedetto principio 5 della carta olimpica? “228 atleti ucraini sono stati uccisi dall’invasione e numerosi impianti sportivi sono stati bombardati e distrutti. Amicizia? Solidarietà? Correttezza? La Russia lo stava facendo quando ha corrotto i Giochi invernali di Sochi del 2014 dopando i suoi atleti e cercando di nasconderlo con uno schema che prevedeva il passaggio di campioni di urina crivellati di steroidi attraverso la tana di un topo prima di scambiarli con urina pulita?”

Ingle continua a ricorda gli scandali della Russia, gli attacchi informatici, la Z sugli spalti agli Australian Open… insomma ci vuole tanta tanta pazienza per definire lo sport russo ammissibile per neutralità.

Il CIO sa che avrà tra le mani un disastro di pubbliche relazioni se consentirà ai russi in massa di partecipare ai Giochi”. E quindi come se ne esce? Il Guardian scrive che potrebbero escludere tutti gli atleti che hanno legami con l’esercito russo, “il che potrebbe comportare la dichiarazione di ineleggibilità del 75% della squadra e dei funzionari”.

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