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Il Chelsea spende mezzo miliardo: il nuovo fair play finanziario Uefa è già fallito?

Il Chelsea usa una scappatoia delle nuove regole Uefa: spalma le spese su contratti fino a 8 anni. Da Tebas alla Germania non l’ha presa bene nessuno

Il Chelsea spende mezzo miliardo: il nuovo fair play finanziario Uefa è già fallito?
UEFA president Aleksander Ceferin (L) and Chelsea's US owner Todd Boehly (R) attend the UEFA Champions League Group E football match between Dinamo Zagreb (CRO) and Chelsea (ENG) at The Maksimir Stadium in Zagreb on September 6, 2022. (Photo by DENIS LOVROVIC / AFP)

Mentre in Italia si chiudeva una delle sessioni di calciomercato più deprimenti della storia, la Premier faceva i conti del suo quasi-monopolio: 922 milioni spesi, quasi un miliardo di euro. Con il Chelsea a stressare – se non farsi apertamente beffa – il nuovo fair play finanziario europeo: quasi mezzo miliardo investito, trecento milioni solo a gennaio, 121 milioni solo per Enzo Fernandez (l’acquisto più caro della storia della Premier). “E mica per i Messi e i Neymar di questo mondo – scrive un po’ ironicamente la Süddeutsche Zeitung – ma per giocatori come Wesley Fofana, Marc Cucurella, Benoit Badiashile e Noni Madueke, tra gli altri. Se ne conosci due, puoi quasi farti passare per esperto di Premier League”.

Non l’ha presa bene praticamente nessuno: in Inghilterra si chiedono se “le spese selvagge di Todd Boehly” non siano un azzardo mal calcolato. In Spagna Marca titola sul “manicomio inglese” e il Presidente della Liga Tebas ha twittato d’esasperazione: “I club inglesi sono economicamente drogati”. In Germania fanno rispettosamente notare che loro le regole finanziare tendono a rispettarle. In Italia… beh in Italia ci facciamo piacere il ritorno di Brekalo. Tutti in generale si sono chiesti “come diamine hanno fatto?”.

Il segreto di Pulcinella è la spalmatura della spesa, una scappatoia ammessa – per ora – dalla Uefa. Le regole attuali prevedono che le quote di trasferimento pagate possano essere dilazionate per tutta la durata del contratto del giocatore. Se un giocatore costa 50 milioni di euro e ottiene un contratto quinquennale, vale in pratica 10 milioni di euro all’anno. Il Chelsea sta felicemente facendo contratti da sei a sette anni; l’ucraino Michailo Mudryk, sulla carta, ha firmato otto anni e mezzo. Una strategia rischiosa – ribadisce il Telegraph – il gioco funziona solo se il giocatore non perde valore, praticamente solo per i londinesi si qualificano costantemente per la Champions nei prossimi anni, cosa che in Inghilterra non è scontata.

In realtà, questi lunghi termini contrattuali non sono consentiti. Gli statuti Fifa stabiliscono che i contratti possono essere validi per un massimo di cinque anni. Ma c’è ovviamente c’è l’eccezione: se le leggi nazionali lo consentono si può fare. E nel Regno Unito si può fare.

La cosa bella, fa notare la SZ, è che invece le vendite finiscono immediatamente a bilancio per l’intero valore, “e in Italia si è visto quanto questo meccanismo sia vulnerabile alle frodi. Lì alla Juventus è stata data una penalizzazione di 15 punti perché, secondo un tribunale, con intento fraudolento, avrebbe spinto avanti e indietro giocatori del tutto sconosciuti fino correggere i bilanci”.

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