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Sul gol di Dimarco, Di Lorenzo e Rrahmani sono la fotografia del Napoli di ieri

Nessuno si è salvato. Squadra e giocatori irriconoscibili e il gol subito riassume perfettamente quel che (non) si è visto in campo contro l’Inter

Sul gol di Dimarco, Di Lorenzo e Rrahmani sono la fotografia del Napoli di ieri
Mg Milano 04/01/2023 - campionato di calcio serie A / Inter-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Giovanni Di Lorenzo-Federico Dimarco

Chi scrive ritiene la sconfitta di ieri molto brutta.

Si spera, ovviamente, che non significhi altro che una partita persa e che, appunto, non sia indice di ben altre insidie o cose negative, ma è una sconfitta di quelle che possono avere la conseguenza di far resuscitare i morti.

Tutti (o quasi) aspettavano il Napoli al varco, tutti (o quasi), in questo mese e mezzo di pausa per il mondiale, altro non hanno fatto se non parlare di campionato che re-inizia dopo la sosta, a voler così sottolineare che l’anomalia integrata da questa lunga pausa in mezzo al calendario di serie a avrebbe potuto costituire un’incognita, ovviamente in senso negativo, per la capolista più che per le altre squadre.

Erano voci di parte, certo, ma non “peregrine”: così come per la Lazio nell’occasione della chiusura del torneo per il Covid e il relativo lock-down del 2020, spesso le pause fanno male a chi, prima della stessa pausa, corre come un treno ed è in salute.

Ed è, questa con l’Inter, una sconfitta brutta non solo per la possibile/rischiosa conseguenza di cui sopra, ma anche per come è arrivata.

Ad altri il compito di analizzare il match sotto il profilo tattico, per carità: ma è saltato agli occhi di chiunque abbia visto la partita che tutti gli indici di valutazione della salute fisico/mentale di una squadra (caparbia e continua aggressione dell’avversario e dei palloni contesi; numero di contrasti e di duelli personali vinti; velocità nei riposizionamenti in fase di transizione negativa e positiva; linguaggio del corpo e del viso degli undici in campo) non depongono rispetto al considerare il Napoli in buono stato sotto questo punto di vista, mentre gli altri dietro invece hanno ripreso a correre.

In un contesto in cui si fa davvero fatica a salvare la prestazione di un qualche solo giocatore (Kvaratskhelia che non ne ha azzeccata una, dicasi una; Kim e Rrahmani che hanno avuto la sola fortuna di incappare in un Lukaku che in questa fase della sua carriera si marca da solo; Zielinski che sembra tornato ai “livelli” del mondiale, e cioè di quello che non ne prende una; Di Lorenzo che sembra non riuscire nemmeno ad appoggiare un pallone al suo compagno distante 5 metri, e così via), l’azione del gol preso sembra la cartina tornasole di quanto si va sostenendo.

Da una “tranquilla” palla nella tre quarti dell’Inter (sua zona di centro destra) si crea improvvisamente un’azione di contropiede proprio grazie all’eccessiva “altezza” della linea difensiva del Napoli e dell’errato posizionamento e atteggiamento di alcuni suoi giocatori.

Dopo che il pallone “esce” da una contesa che ha riguardato, in un fazzoletto di capo, un nugolo di giocatori dell’Inter e del Napoli (prima questione: in altri e più felici tempi, quella palla contesa sarebbe rimasta nei piedi dei giocatori azzurri), Anguissa perde il duello con il suo diretto avversario a cui lascia in pratica il pallone a campo “scoperto” (per cui sarebbe forse stato il caso di spendersi un fallo da ammonizione, in grado di evitare ciò che si è subito).

Il giocatore dell’Inter portatore del pallone subito lo lancia a Dimarco (40 metri di lancio senza oppositori azzurri) che sta già aggredendo la profondità dall’altra parte del campo.

A quel punto, la sentenza sembra quasi scritta, perché: i) Dimarco (che sta ricevendo il pallone in corsa in pratica senza marcatore diretto) è un ottimo crossatore (sia da fermo che in movimento), tra i migliori del campionato; ii) Dzeko, che sa seguendo l’azione del compagno aggredendo di corsa lo spazio dell’area di rigore dove andrà a ricevere il cross, è una vecchia volpe che sa come muoversi in questi frangenti; iii) i soli 3 difensori del Napoli che “scappano” a difesa della loro porta devono, appunto, correre verso la stessa in posizione svantaggiata rispetto agli avversari che andranno a ricevere il pallone, i quali corrono faccia al pallone ed hanno dalla loro anche la possibilità di disorientarli con continue finte e contro-movimenti; iv) questi soli 3 difensori sono in situazione di 1 contro 1, perché sono aggrediti da un pari numero di attaccanti dell’Inter.

La sentenza sembra quasi scritta già nel momento del lancio a Dimarco (anche se si è ancora a metà campo), insomma, ed infatti, viene scritta come deve: cross perfetto di Dimarco a Dzeko, gol dell’inter.

Azione di contropiede tipica, rispetto a cui quasi sembrano non esserci colpe da parte del Napoli.
Però…

Ci sono un mucchio di però.

Al netto dell’errato posizionamento ed atteggiamento dei giocatori del Napoli ad inizio azione di cui si è detto, la prima cosa non corretta la fa, ad avviso di chi scrive, Di Lorenzo, il quale ben sa (e ben dovrebbe sapere) che Di Marco è un ottimo crossatore specie se gli si lascia il tempo di coordinarsi (anche se in corsa).

Di Lorenzo, infatti, che sta seguendo la corsa del suo avversario, sembra quasi non voler affrontare Di Marco e sembra accontentarsi di una difesa “posizionale”, in pratica accompagnando a corsa del suo avversario cercando di limitarsi ad opporre  il suo corpo alla possibile direzione del cross per cercare di ribatterlo, stando però a distanza dall’esterno dell’Inter.

In quel frangente, però, Di Lorenzo avrebbe dovuto contrastare Di Marco andandogli vicino con il corpo per costringerlo o a rientrare (e quindi ad andare sul suo piede destro, e cioè sul suo piede debole, giocata che l’esterno dell’Inter non fa quasi mai) od a cercare di guadagnare metri verso la linea di fondo, così di fatto rendendolo innocuo (peraltro, Di Marco non è uomo con caratteristiche da dribbling nell’uno contro uno).

Di Lorenzo, insomma, sceglie una contrapposizione posizionale invece di una contrapposizione fisica e di contatto, ovvero molto più ravvicinata all’avversario, che avrebbe messo l’esterno dell’Inter in una posizione fisica e di gioco tale da non potere, come invece ha potuto fare, calibrare il crosso per il suo centravanti dopo aver avuto il tempo (grazie alla non pressione di Di Lorenzo) di studiarne i movimenti.

Ed arriviamo a Rrahmani.

Ha l’arduo compito di doversi prendere cura di Dzeko nella posizione di svantaggio sopra accennata (l’attaccante può  aggredire lo spazio di faccia, lui no), certo: ma ad un certo punto sembra chiaramente perdere l’unico riferimento che pure dovrebbe avere in quella fase di gioco.

In quella fase, si badi bene, il difensore del Napoli era riuscito a guadagnare metri per poter arrivare a coprire la zona dell’area aggredita da Dzeko con un tempo di gioco tale da potersi sia girare di trequarti e cercare di capire quale ultimo movimento fatto l’attaccante dell’Inter per ricevere il pallone, sia, se del caso, andargli a contatto ed evitargli la libertà di movimento di cui ha di fatto goduto.

Ed invece, il difensore del Napoli brucia questo vantaggio per perdere anche l’unico punto di riferimento che dovrebbe avere in quel frangente: non guarda più Dzeko, infatti, ma si orienta solo sul portatore di palla avversario (Di Marco) e così facendo si lascia girare l’attaccante dell’Inter alle spalle, si lascia passare il cross davanti alla faccia e dà allo stesso Dzeko la possibilità di impattare il pallone da solo e con tutta la forza che può dargli.

Molto male, insomma, anche perché Rrahmani commette un errore simile anche dopo appena 3 minuti, quando si lascia sfilare davanti agli occhi un cross nemmeno così difficile da controllare e consente a Di Marco di concludere quasi a tu per tu con Meret.

Per chi scrive certe partite non vanno perse mai, e ci sono poche storie.

Ora si vedrà se davvero è un episodio che può starci o piuttosto un cambio di gerarchie che invece davvero sembravano ben cristallizzate.

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