Il giornale inglese celebra la “vendetta” morale del serbo: “Djokovic è più feroce che mai quando si scuote in reazione a un affronto personale”
Non ha solo vinto sul campo il suo ventiduesimo Slam. Lo ha vinto anche “fuori”. In faccia – scrive Oliver Brown sul Telegraph – ai “critici ipocriti che godevano delle sue sfortune”. La rivalsa totale di Djokovic è sportiva, sì. Ma anche politica, scrive l’editorialista. Lo avevano demonizzato, li ha battuti tutti.
“Può essere un tropo abusato, la vendetta – scrive – Ma nient’altro cattura del tutto il capovolgimento narrativo che Djokovic ha progettato a Melbourne. Un anno fa, era il paria dei paria, deriso come “Novax Djocovid” per aver osato rimanere impassibile, un uomo la cui eventuale deportazione è stata sfruttata dal governo australiano per cinici calcoli politici. Ora può riflettere con soddisfazione sull’avere l’ultima parola su tutti quegli opportunisti che hanno usato i loro cinque minuti di notorietà per esporlo al ridicolo globale”.
E’ un articolo questo che evidentemente anche il giornalista del Telegraph aveva in animo da un bel po’. Fa la lista dei “nemici”. Dice che il trionfo di Djokovic è “un colpo d’occhio per Karen Andrews, l’ex ministro degli interni, che qualche settimana fa dichiarava ancora pomposamente che il ripristino del suo visto sarebbe stato uno schiaffo in faccia a quelle persone in Australia chi ha fatto la cosa giusta. È un rimprovero a Scott Morrison, l’ex leader che lo ha reso il capro espiatorio per le dure politiche di confine della nazione, il tutto in un futile tentativo di rielezione. Ed è il colpo di grazia definitivo di Alex Hawke, l’allora ministro dell’immigrazione, che ha falsamente dipinto la sua presenza nel Paese come un parafulmine per gli anti-vax in un momento in cui venivano somministrati milioni di richiami del vaccino”.
“Il trattamento di Djokovic è stato un disonore”, scrive ancora assolvendolo dai suoi numerosi “peccati”. Dice Wilson che “Djokovic ha dovuto mordersi la lingua tornando sulla scena del ridicolo circo dello scorso anno”. E che “Djokovic non è mai più feroce di quando si scuote in reazione a un affronto personale. In Australia, ha avuto il carburante perfetto, trasformando una scena di cupa umiliazione in una di gioia sconfinata“.
“Djokovic ha dimostrato con questa ultima lezione di perfezionamento che poteva prevalere non solo su qualsiasi avversario, ma anche su tutti i critici ipocriti che una volta si crogiolavano nella sua sfortuna”.