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«Non dimenticherò mai la deportazione», Djokovic rigira la frittata e perdona l’Australia

Doveva scontare un “ban” di 3 anni, invece gli hanno ridato il visto. E lui, invece di ringraziare, fa il sostenuto: “Se sono tornato qui è solo perché amo questo Paese”

«Non dimenticherò mai la deportazione», Djokovic rigira la frittata e perdona l’Australia
Parigi (Francia) 13/06/2021 - Roland Garros / foto Imago/Image Sport nella foto: Novak Djokovic

L’anno scorso, di questi tempi, Novak Djokovic veniva deportato, espulso, dall’Australia perché non vaccinato contro il Covid. Sospettato di aver camuffato le carte per poter entrare nel Paese senza rispettarne le restrizioni e giocare così gli Australian Open. Fu “bandito”, gli fu ritirato il visto per 3 anni. Oggi è in Australia, le restrizioni non ci sono più, e gli hanno dato un nuovo visto rimangiandosi il “ban”. E Djokovic, che è atleta abilissimo a comandare la scena comunicativa oltre che quella agonistica, ne approfitta per rigirare la frittata.

Dice Djokovic che la deportazione, dopo essere stato trattenuto in un hotel di detenzione per immigrati per diversi giorni, “è una di quelle cose che ti rimangono dentro, per il resto della tua vita. Una cosa che non ho mai sperimentato prima e spero mai più. Ma è un’esperienza di vita preziosa per me e qualcosa che rimarrà lì, ma devo andare avanti. Il ritorno in Australia dice molto dei sentimenti che ho per questo Paese, come mi sento a giocare qui”.

Djokovic insomma “perdona” l’Australia: torna a giocare gli Aus Open nonostante quanto successo lo scorso anno. Dà, nella sua ottica Djokocentrica, all’Australia un’altra opportunità. Ma li ammonisce: quello sgarbo non si dimentica. Il Covid, i suoi messaggi no-vax, la resistenza ideologica durante la pandemia? Quelle sì, sono cose che possono andare ne dimenticatoio”.

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