Il quotidiano Abc intervista lo storico tifoso: «Non mi hanno trovato l’albergo e non posso partire. Senza albergo rischio l’arresto».
Manolo “el del bombo”, personaggio tradizionale del tifo spagnolo. Per chi ha qualche anno in più, è l’equivalente del nostro Serafino (poi scomparso). Lui e la sua grancassa, è da sempre l’immagine della Spagna in tutto il Mondo. In Qatar però non c’è. Come scrive il quotidiano spagnolo Abc:
Per la prima volta in quattro decenni, la grancassa di Manolo (Cáceres Artesio), 73, non è accanto alla Spagna. Continua a tifare per la nazionale, ma da Valencia.
Lì, nel suo bar di tutta la vita, di fronte al Mestalla, il popolare tifoso spagnolo ha guidato il tifo contro il Giappone, ma davanti alla tv. Ha un nuovo tamburo ma lo tiene conservato, magari riesce ad arrivare in Qatar.”
Anche se non ha molta fiducia in quel viaggio che si svolge:
«Sono molto triste. La Federazione non vuole fare nulla per me. E mi dispiace terribilmente. La gente mi dice: “vedrai, ti chiameranno”, ma non mi fido più. E se in semifinale, e se in finale… e se non ci arrivassimo?».
Scrive Abc:
È sconvolto. Durante questi anni, la Federazione gli ha pagato viaggi, alloggio e biglietti per i Mondiali e gli Europei. Stavolta, però, il viaggio non comprendeva l’alloggio. E due giorni prima del volo, previsto per il 22 novembre, gli è stato consigliato di non partire perché senza un hotel lì avrebbe rischiato l’arresto.
«Mi sono spaventato e non sono partito. Non hanno fatto niente per me. Non mi hanno dato alcuna spiegazione. Mi ha sorpreso, ho pensato che mi avrebbero detto che in due o tre giorni avrebbero risolto il problema. Ma non è stato così…».
Lo hanno avvisato e poi sono scomparsi.
«E da allora nessuno mi ha richiamato. Nemmeno un “Manolo come stai”, oppure “stiamo lavorando per te”. Non mi hanno nemmeno chiamato per salutarmi».
Con Villar presidente non sarebbe successo.
“No, certo. Non mi era successo nulla con nessun presidente. E a proposito di Rubiales mi sorprende, perché in una partita a Elche mi ha detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa, mi sarei potuto rivolgere a Limones. Ma ora non hanno fatto nulla per risolvere la mia situazione. La prossima partita è tra tre giorni».
Perché la Federazione dovrebbe pagare Manolo per il viaggio e non un altro tifoso?
“Ehi, non sono uno scroccone. Ho viaggiato con la pubblicità due o tre volte, da Don Balón… A Italia 90 ho portato 17 persone pagate da me, ho portato musicisti all’Europeo, a Valencia porto musicisti allo stadio ogni domenica. Dove viaggiano in 50, possono viaggiare in 51; negli alberghi hanno molte stanze riservate e il cibo, che è quello che costa di più, lo pago”.
Ha chiuso il suo bar – racconta Abc – perché la clientela non era più la stessa di prima. E il coronavirus ha finito per chiudere la sua attività, dove ha esposto con orgoglio il suo tesoro più prezioso, molti dei tamburi che ha portato in tutti gli stadi del mondo.
«Ho avuto un brutto momento. Ho dovuto chiudere e ho pensato di vendere i miei tamburi. Dopo aver lavorato per tutta la vita, sto vivendo con 800 euro di pensione… Alla fine non ho venduto le mie grancasse perché sono un sacco di ricordi, in tanti volevano comprarli, molti tifosi, spagnoli e stranieri, e ho sempre detto di no. E quello che ha rilevato il bar, lo tiene».
A 73 anni, quello in Qatar sarebbe stato il suo undicesimo Mondiale. Era il suo 40esimo compleanno senza perdere un grande evento, precisamente dalla Spagna 82, dove ha iniziato a percorrere 15.000 chilometri in autostop in tutto il paese: “È stato incredibile. Tutti mi hanno fermato, per andare a Barcellona, a Siviglia… un’ambulanza mi ha fermato ad Alicante, mi ha lasciato a Valencia, lì mi hanno dato un lavoro come pubbliche relazioni, ed è per questo che sono poi rimasto a Valencia per vivere”.
Ora in Qatar a guidare il tifo per la Spagna è un uomo di Toledo, Curro.
“Gli ho dato un tamburo. Mi dispiace non poter stare con loro».