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Luis de la Fuente: «Non mi sono mai piaciuti i capi autoritari. Devo convincere, non imporre»

Intervista ad As: «Parlerò con i veterani perché ho bisogno di informazioni. Sono convinto della meritocrazia, in Nazionale devono arrivare i migliori»

Luis de la Fuente: «Non mi sono mai piaciuti i capi autoritari. Devo convincere, non imporre»
Db Udine 30/06/2019 - Europeo Under 21 Italia 2019 / Spagna-Germania / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luis de la Fuente

Il nuovo commissario tecnico della Spagna, Luis de la Fuente, ha rilasciato una lunga intervista ad As. Il nuovo arrivato nella Nazionale spagnola ha chiarito il modo con il quale verranno valutati i giocatori e tutti hanno la possibilità di entrare nel giro della Nazionale. Queste le parole di De La Fuente:

«Vedremo come arrivano i giocatori a marzo, ma penso che il blocco del Mondiale sia buono. Abbiamo un’ottima base, buoni giocatori. Ora bisogna scalare le gerarchie per scegliere il migliore. In assoluto ci sono nove Under 21, ma ci sono anche altri veterani che possono dare il loro contributo, che hanno un livello altissimo e che possono far stare meglio i più giovani. Per fare una lista devi tenere conto di molti fattori, incluso quel giocatore che può risolverti un problema con 20 minuti dalla fine in una partita bloccata. Devi vedere tutto».

de la Fuente continua:

«Sono un amante degli specialisti: mi piacciono le ali con una gamba naturale, ma a volte dovranno giocare con una gamba diversa. C’è una linea, ma non ci sono dogmi. Ora, mi piacciono tutti i giocatori nel suo ruolo e se li guadagna nel suo club. È vero che a volte diciamo che tal dei tali può giocare anche in quest’altro. Sì, ma forse in quell’altro c’è qualcuno migliore di lui».

Allora – gli viene detto – le piaceranno più i portieri che giocano con le mani rispetto a quelli che giocano con i piedi. Risponde:

«Come premessa fondamentale, quello che chiedo a un portiere è di parare e poi il resto. Ma se abbiamo un portiere che può generare superiorità, tanto meglio. Abbiamo parlato di possesso palla, transizioni, spazi d’attacco… ma anche il calcio moderno parte dal portiere. Vogliamo un portiere che para, ma se riesce a superare anche la prima linea di pressione con un passaggio, tanto meglio. Nelle categorie inferiori abbiamo lavorato molto con Miguel Ángel Spain, che è il miglior allenatore dei portieri al mondo».

Uno dei difetti della Nazionale è che non ha avuto un leader. Luis Enrique ha svolto quella funzione. C’è qualcuno che possa essere leader, nella nazionale? de la Fuente:

«La leadership si guadagna su base giornaliera. È un esercizio di convivenza, dialogo e riflessione e, sul campo, di performance e professionalità. Il leader esce sempre, ma naturalmente. Ai nostri tempi, Dani Ceballos era uno di loro. Anche Fabián, Mikel Merino e Oyarzabal…».

Ha intenzione di parlare con i cosiddetti veterani?

«Certo che lo farò. Perché devono aiutarmi e perché ho bisogno di informazioni. Sono convinto della meritocrazia e in Nazionale devono arrivare i migliori, giocatori sui quali non ci sono dubbi. I migliori devono venire con la Spagna».

Che metodo ha de la Fuente?

«Non mi sono mai piaciuti i capi che dicono solo perché, perché lo dico io. Devo convincere, non imporre. Questo è il mio modo di ottenere il meglio dai calciatori».

 

 

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