Da noi vengono esaltati, al Mondiale sono giocatori anonimi. Si salvano in pochi. Una cosa che dovrebbe far riflettere sul reale valore del campionato
In Italia li chiamiamo fuoriclasse, ma i big della Serie A in Qatar sono solo comparse (Messaggero)
Com’è triste il Mondiale in Qatar per le stelle della Serie A, scrive Il Messaggero. Un po’ quello che abbiamo scritto noi del Napolista ieri: il Mondiale ha ridimensionato gli osannati del campionato italiano. Da Lukaku a Lautaro, da Leao a Dybala passando per Paredes e Di Maria. Le uniche eccezioni sono Dumfries e Szczesny, e i francesi e Amrabat. Anonimi anche i giocatori napoletani.
Il Messaggero scrive dello stesso tema affrontato dal Napolista. Cita Lukaku, che è stato il principale responsabile della disfatta del Belgio eliminato dal Mondiale.
“Accolto come il salvatore della patria belga, è finita invece con quattro errori sotto porta del centravanti dell’Inter, due di questi degni della prossima sigla di Mai dire gol, ai quali sono seguite tante lacrime e un pugno sferrato contro la panchina da far invidia al Tyson dei tempi belli, visto che ha distrutto uno dei vetri di rivestimento”.
E fa anche i nomi degli altri, allargando il discorso.
“Ma il flop di quelli che nella nostra serie A vengono definiti con una facilità irrisoria campioni o fuoriclasse, è esteso a tanti altri e dovrebbe aprire una riflessione sul reale valore del nostro campionato e di chi lo frequenta. Perché anche ‘stelle’ come Vlahovic e Milinkovic-Savic – il primo pagato soltanto dieci mesi fa 70 milioni più 11,6 milioni alla voce “contributo di solidarietà e oneri accessori” più altri 10 milioni in bonus, e il secondo che viene valutato a Formello 100 milioni – nella kermesse che pesa il reale valore di un calciatore, hanno fallito miseramente”.
“I big della Serie A in Qatar infatti stanno facendo la figura delle comparse, al netto di Szczesny che comunque ieri ha preso tre gol da Mbappé e compagni e se ne torna a casa con gli altri ‘italiani’ Zalewsi, Zielinski, Milik, Kiwior, Bereszynski, Glick, Piatek, Skorupski e Zurkowsi. E se Lautaro Martinez, Paredes e Di Maria, assenti dalla formazione titolare negli ottavi contro l’Australia, hanno ancora tempo per lasciare il segno nella competizione – come ha finalmente fatto Dumfries con l’Olanda contro gli Usa e Rabiot nella fase a gironi- la malinconia che assale lo spettatore italico è quantomai giustificata. Tra Brozovic, Onana (rispedito in anticipo a casa per dissidi con il ct del Camerun), Bremer, Leaõ, Rui Patricio, Anguissa, Kim, Lozano e Kostic, ce ne fosse uno che ha lasciato il segno”.
Per non parlare dell’Italia, che al Mondiale neppure ci è arrivata.
“Per riconsolarsi, bisogna quindi fare affidamento sul vecchietto Giroud che a 36 anni suonati ha sfruttato come meglio non poteva il ko del pallone d’oro Benzema. Un caso, altrimenti anche lui lo avremmo visto mugugnare in panchina, guardando gli altri giocare e lasciare il segno”.