Mentre la realtà è la Juve e i suoi club satelliti, il Napoli dedica il calendario 2023 alla pace e Spalletti omaggia le donne iraniane
Mi viene da pensare che noi, intendo il Napoli, con questo campionato, con queste squadre competitor, abbiamo poco da spartire.
Non è un delirio di onnipotenza. Penso alla Juventus e alle sei, sette squadre “satelliti”, quelle che obbedivano ai desiderata della Vecchia Signora, a quelle “plusvalenze di scambio”, trasformate in un sistema corsaro per truccare i bilanci.
E penso ai silenzi stonati di queste squadre molto “rionali”, con poca visione del mondo, con nessuna autostima di se stesse. Ormai quel che conta sono solo i soldi, i tentativi di galleggiare nel mare dei debiti, di dilazionare le rate delle tasse.
Davvero i Pelè e i Maradona sono stati simboli, modelli di riferimento, anche se per Maradona mai più azzeccata è la definizione di genio e sregolatezza.
Oggi c’è il deserto, il buio, il silenzio. Tristezza, verrebbe da dire. Eppure questo Napoli è l’orgoglio di un Paese, non solo di Napoli. Di quel Paese ammutolito dalla guerra, dalla violenza sulle donne, dalle discriminazioni razziali.
Questa è Napoli e il Napoli. Retorica? Se serve viva la retorica. Tre flash. Il calendario del 2023 del Napoli club è dedicato alla pace. I fiori portati in conferenza stampa da mister Spalletti erano un tributo d’amore per donne che in Iran lottano per i diritti. E il Napoli è sempre stato in prima linea contro le discriminazioni razziali. Grazie di esistere.