Il quotidiano sull’ipocrisia della Fifa che si avvale di una censura silenziosa, odiosa. “La protesta degli iraniani non è folclore come quelle di tedeschi e inglesi”
La vergogna della Fifa di Infantino. Ne scrive in prima pagina il quotidiano La Verità con Giorgio Gandola: “La Fifa aiuta gli ayatollah a reprimere le donne”. La Fifa ha messo a tacere ogni manifestazione di protesta da parte dei tifosi iraniani, anche il solo indossare una maglietta.
Scrive Gandola
«Freedom» è la parola più odiata in Qatar nella giornata della vergogna, in cui tutto il sistema politico-sportivo si impegna a soffocarla, ad annegarla nel conformismo con una caccia indegna a chi tenta di alzare la voce.
Nonostante la stretta poliziesca qualcuno ha superato i controlli ed è riuscito a mostrare per pochi istanti testimonianze scritte
come «Mahsa Amini», il nome della martire, o «Libertà per l’Iran, non per la Repubblica islamica».
Anche se la televisione del Qatar ha censurato le immagini e taciuto sulle operazioni di polizia, numerosi video amatoriali (e di network occidentali come Reuters) stanno facendo il giro del mondo sul web. Le maglie simbolo della protesta per i diritti delle donne in Iran sono state sequestrate, i supporter che volevano portarle dentro l’impianto hanno dovuto liberarsene o rinunciare a vedere la partita. Una censura silenziosa, odiosa, arrivata nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
La Verità ricorda che
ad oggi la lunga protesta (cominciata il 17 settembre a Teheran) è stata pagata con il sangue di 445 dimostranti uccisi dalla polizia, fra i quali 63 minori e 57 agenti caduti negli scontri. Finora il regime ha arrestato oltre 18.000 persone.
E aggiunge:
Lo scenario è un urlo di Munch che smaschera ancora una volta l’ipocrisia della Fifa, responsabile d’aver dato pubblicità a suon di miliardi a un regime dittatoriale. E di sponsorizzare, per lavarsi la coscienza, proteste comode e fasulle come la fascia arcobaleno transgender. Il presidente del pallone Gianni Infantino, impegnato a raffigurarsi come «qatarino, gay e migrante», si guarda bene al proferire verbo sulla repressione dei tifosi iraniani. Freedom a geometria variabile. Il mondialismo chic della parte del pianeta con la pancia piena si impegna solo nelle battaglie di moda. La simmetria fa giustizia del conformismo occidentale: da una parte si avalla la censura sul grido di libertà iraniano, dall’altra si enfatizzano rivendicazioni alla panna montata.
Così facendo le bocche chiuse dei calciatori tedeschi e le genuflessioni chic di quelli inglesi entrano direttamente nel dossier riservato al folclore. Gli unici a rischiare davvero sono gli iraniani: portieri, centravanti, «quinti di fascia» (tremenda definizione) e tifosi. A differenza di tutti gli altri, loro non giocano per la qualificazione ma per la libertà. Lo faranno anche martedì. Ironia della sorte, contro gli Stati Uniti.