È scoppiato il caso sui maltrattamenti e le vessazioni. Oggi vertice tra il ministro Abodi, Malagò e il presidente di Federginnastica. Esposto di alcuni genitori
Il caso Nazionale di ginnastica ritmica oggi al centro di un incontro fra il neo ministro dello Sport, Andrea Abodi, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e quello della Federginnastica, Gherardo Tecchi («noi siamo con le atlete», le parole di quest’ultimo). Ne scrive Il Giornale.
Il ministero si è mosso subito dopo il doppio j’accuse formulato da Nina Corradini (la prima, su Repubblica) e Anna Basta, due ex Farfalle della nazionale di Ritmica che, smessi i panni di atleta, raccolgono i cocci di una gioventù avvelenata da vessazioni sempre più insostenibili, una volta approdate al centro federale di Desio. Le due ragazze hanno parlato senza né sporgere denunce né fare nomi, indicando sempre in una delle allenatrici la ragione di un malessere che avrebbe portato Anna, classe 2001, a tentare il suicidio, due volte in 4 anni, e ritirarsi, ad un anno dai Giochi, dopo 3 medaglie mondiali.
Anche la madre di una «farfallina» 13enne ha denunciato su ChangeTheGame, «le umiliazioni e le mortificazioni, anche pubbliche» subite dalla figlia. In Procura a Brescia, invece, si sono recati i familiari di altre due ginnaste teenager, che hanno militato in società giovanili locali. Nel loro caso, nei due esposti, si parla genericamente di maltrattamenti psicologici, sempre senza nominare coach o dirigenti.
La Federginnastica, ribadendo di «non tollerare abusi», ha aperto un’inchiesta interna e affidato allo Safeguarding officer, nuovo organo indipendente di controllo creato del Cio lo scorso anno, la ricerca di eventuali illeciti.
Le dichiarazioni di Corradini a Repubblica:
«Mangiavo anche sempre meno – confessa – ma ogni mattina salivo sulla bilancia e non andavo bene: per due anni ho continuato a subire offese quotidiane». Umiliazioni verbali che Nina Corradini ha deciso di raccontare adesso, un anno e mezzo dopo che è riuscita a uscire dal «circolo vizioso», come lo definisce lei.
Il controllo del peso avveniva dopo la colazione: «Infatti per due anni non l’ho mai fatta. Ogni tanto mangiavo solo un biscotto, ovviamente di nascosto, mentre ci cambiavamo per l’allenamento». Nina non sapeva più come fare: «Mi pesavo 15 volte al giorno. Il lassativo mi disidratava e, non mangiando, non avevo più forze. Mi ammalavo, avevo poco ferro nel mio corpo. Una volta sono svenuta a colazione, ma le allenatrici mi hanno fatto andare lo stesso in palestra, pensavano fosse una scusa».