Al Guardian: «Viviamo un momento difficile, le persone non hanno rispetto per la razza o la religione, sogno ancora il giorno in cui il razzismo finirà»
Il Guardian intervista Richarlison, attaccante brasiliano del Tottenham. Il mese scorso, durante un’amichevole tra Brasile e Tunisia, dagli spalti gli è stata tirata addosso, in campo, una banana. Racconta quella giornata.
“Già mentre ci riscaldavamo in campo hanno iniziato a fischiare e imprecare, quindi abbiamo già visto che qualcosa di peggio doveva arrivare”.
Parla del razzismo.
“Quando quella persona ha lanciato la banana l’ho lasciata da parte e ho festeggiato il gol con i miei compagni di squadra. L’ho lasciata lì e ho mantenuto la mia concentrazione sul campo. Ma questo genere di cose deve essere punito, in modo che le altre persone non facciano lo stesso”.
Richarlison continua:
“Viviamo in un mondo difficile, in un’era difficile, in cui le persone non hanno rispetto per la razza, per la religione, per la politica. Io so cosa ho passato nella mia infanzia. Non sono nato in una culla d’oro, quindi ora sono in un posto migliore, cerco di aiutare il più possibile, principalmente le persone in Brasile”.
Rinuncia al 10% del suo stipendio per aiutare a finanziare l’Instituto Padre Roberto Lettieri, una casa di sostegno a Barretos, nello stato di San Paolo, che assiste i malati di cancro di un ospedale locale. Offre alloggio e cibo gratuiti a coloro che arrivano per le cure ma non possono permettersi il sostentamento. Aiuta anche più di 100 famiglie nella sua città natale, Nova Venécia, attraverso la sua squadra di calcio locale.
“Non lo faccio perché devo, lo faccio con il cuore”, dice.
E si impegna anche nella lotta alla discriminazione.
“Penso che viviamo in un momento difficile, ma sto ancora sognando il giorno in cui il razzismo finirà”.