Un movimento studiato e mai visto prima: taglio davanti al difensore e protezione del pallone da maestri. Il cross di Mario Rui è una pennellata
Kvaratskhelia e i suoi fratelli
Non era facile vincere a Cremona nonostante la sbornia vissuta dopo la vittoria, avvenuta in quel modo e con quel punteggio, contro l’Ajax. Tanto meno lo era riproducendo un punteggio così “largo” e convincente. I gol nascono da gesti tecnici individuali, oltre che da schemi e giocate di “insieme” preordinate (che tuttavia per la loro riuscita proprio si appoggiano alle capacità esecutive del singolo), come al solito davvero notevoli, a cui il Napoli di quest’anno sta sempre più abituandoci.
Nel primo gol, ancora una volta, appare decisiva la giocata del campione (georgiano).
Kvaratskhelia va a prendersi il pallone con cui poi si procura il rigore con una giocata costituita da un movimento che poi ripete un’altra volta (in quella distanza e con quell’intensità) nel corso della partita.
Movimento evidentemente ancora una volta studiato e frutto del lavoro settimanale di allenatore e staff tecnico.
In particolare, mentre il Napoli avanza con il pallone nella metà campo avversaria e la linea difensiva avversaria si schiaccia verso il limite della propria area e si stringe per evitare di subire imbucate, Kvaratskhelia – senza pallone – prende a riferimento il suo marcatore, e cioè l’esterno difensivo che ha il compito di seguirne i movimenti e curare la mattonella di possibile sua ricezione del pallone.
Gli corre davanti, e non dietro, perché la sua intenzione non è quella abituale di chiamare la giocata del compagno nella solita sua fascia sinistra, ma di tagliare la linea difensiva avversaria per coglierla di sorpresa e ricevere il pallone dall’altra parte dell’area, su apposita imbucata del portatore.
Per farlo, prima passa davanti al suo uomo, poi corre tagliando lo spazio tra questo ed il centrale difensivo avversario che gli sta vicino, per poi, ancora, scattare in diagonale e raggiungere lo spazio (nel caso di specie sul versante destro, per chi attacca, dell’area di rigore) in cui riceverà il pallone.
Che, infatti, esattamente lì riceve.
A quel punto, avendo così guadagnato un tempo di giocata (gli avversari ed il tecnico avversario non gli hanno mai visto fare un simile movimento durante le partite precedenti, e dunque non lo hanno né studiato, né nemmeno immaginato), una volta stoppato il pallone il georgiano ha il tempo di sistemarsi sul pallone per puntare l’avversario che, dopo essere “scivolato” in quella zona per tentare di contrastarlo, non sa tuttavia in quale direzione andrà l’attaccante del Napoli (sempre imprevedibile in frangenti di gioco come questi).
Kvaratskhelia lo punta, con una improvvisa torsione su se stesso si sposta il pallone sul sinistro e con quel piede lo porta fino a che sa che l’avversario tenterà di intervenire.
La giocata ed il movimento sono eccezionali, perché il georgiano in un tempo infinitesimale:
i) decide di attaccare il lato debole del difensore;
ii) decide di tenere con il sinistro il pallone lontano dallo stesso;
iii) decide di “chiamargli” l’intervento quasi appoggiandosi a lui con la spalla e la parte destra del corpo;
iv) decide, appena “capta” il movimento dell’intervento, di spostare per l’ultima volta il pallone (sempre con il piede sinistro) per arrivare all’ineluttabile, e cioè allo sgambetto che il difensore avversario a cui è stato rubato il tempo e spostato il pallone all’ultimo non può che fargli.
Rigore procurato da maestro, uno a zero.
Il secondo gol
Il secondo gol nasce da una giocata spettacolare di Mario Rui, che si fa così perdonare l’incertezza difensiva nell’azione del pareggio avversario; per inciso, lui, ma soprattutto Meret, non possono a questi livelli essere così lenti nella “lettura” dello sviluppo del gioco, o meglio del rimpallo del pallone, oltre che nel coprire lo spazio tra loro che c’è tra loro e quella palla che vaga in area.
Il portoghese con una frustata di grande livello recapita sulla testa di Simeone, che sembra battezzarne la traiettoria nello stesso momento in cui parte il cross, il pallone dopo avergli impresso una traiettoria a giro ed a rientrare (oltre che a discesa improvvisa) sul palo lungo.
Il Cholito nel frattempo guadagna spazio e posizione da maestro, e salta da centravanti vero, ma quello è un pallone che pochi esterni in Europa riuscirebbero a mettere lì in quel modo.
Simeone, ad avviso di scrive, cambia con il suo ingresso l’inerzia della partita.
Lo aveva già fatto intravedere nell’azione precedente, in cui dopo un suo solito contro-movimento (finta di andare sul secondo palo, frenata e poi aggressione del primo palo) era andato a chiudere un cross del compagno senza impattare il pallone ma con una giocata da centravanti vero.
E poi ancora sponde perfette, profondità fatta guadagnare ai compagni con movimenti e scatti tra i difensori della difesa avversaria, duelli fisici vinti per consentirsi palloni stoppati e rigiocati al ricevente meglio posizionato per la risalita della squadra.
Insomma un’altra partita notevole dell’argentino, che si conferma anche nell’azione del terzo gol.
Il terzo gol
Con il suo solito movimento, esce dai blocchi, riceve e stoppa un pallone che gli danno proprio per avviare la costruzione del contropiede che sta così nascendo.
A quel punto, aspetta che Kvaratskhelia si getti nello spazio e con un tocco da fine rifinitore gli recapita il pallone facendolo passare sopra la linea difensiva avversaria, con i giri “contati” per la corsa del compagno.
Giocata eccezionale, a cui si accodano due cose interessantissime.
La prima è lo scatto parallelo che Lozano fa per accompagnare il georgiano e dargli un’alternativa di giocata per quando questo sarà davanti al portiere.
Giocata intelligentissima, come intelligentissima è, ad un certo punto, la riduzione dell’intensità della corsa che lo stesso Lozano decide proprio allo scopo di poter ricevere il pallone dietro la linea del compagno ed evitare cosi il fuorigioco se mai Kvaratskhelia quella palla deciderà di passargli.
La seconda sta nella scelta del georgiano, che, proseguendo nella “scia” della giocata con il compagno (di cui più volte abbiamo scritto), seppure potrebbe concludere a rete personalmente, premia lo scatto in accompagnamento di Lozano e lo mette a tu per tu con la rete che poi sigla.
Il quarto gol è, secondo chi scrive, da valutarsi più come giocata di “insieme”, e cioè come il frutto di una cosa preziosissima che il Napoli fa quest’anno, peraltro con uomini di peso rendono ancor più efficace lo schema in discussione.
Mi riferisco al fatto che sembra finalmente esserci l’abitudine a riempire l’area avversaria con almeno 4/5 uomini, per avere sempre più soluzioni di impatto quando si va a ricevere il cross dell’esterno alto che rientra o dell’esterno basso che grazie alla sua sovrapposizione si garantisce la possibilità di mettere il pallone in mezzo da quella zona del campo in cui per la difesa ed il portiere avversari è più difficile leggere la traiettoria.
Cosi è, grazie alla solita corsa e lucidità di Di Lorenzo, ormai tra i migliori d’Europa nel ruolo sia nella fase difensiva, sia in quella offensiva.