La Stampa pubblica le motivazioni. I dubbi sul dolo perché «c’è l’ipotesi che la Juventus abbia utilizzato sistemi in uso nel calcio e adottati da altri club»
Su La Stampa le motivazioni del gip Lodovico Morello nel rifiutare gli arresti domiciliari per il presidente della Juventus, Andrea Agnelli. La misura dei domiciliari era stata richiesta, secondo quanto scriveva Libero qualche giorno fa, anche per l’ex direttore generale Fabio Paratici e l’avvocato Cesare Gabasio. Stamattina lo stesso quotidiano scrive che per Agnelli e altri dirigenti era stata anche chiesta l’estromissione dalle cariche dirigenziali all’interno del club bianconero e di qualsiasi altra società.
Il dispositivo del gip, che come abbiamo detto è riportato da La Stampa, recita:
«Non si rinvengono attuali e concrete esigenze cautelari per emettere le misure richieste dalla pubblica accusa, né misure meno afflittive».
Motivo:
«tutti gli indagati e l’ente sono a piena conoscenza dell’indagine nei loro confronti e la discovery pressoché totale delle contestazioni a loro mosse fa sì che, già di per se, i pericoli di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio siano difficilmente ipotizzabili».
Va aggiunto che
«la società in questione è una delle più importanti in ambito calcistico nazionale e internazionale, quotata in bora e
quindi ragionevolmente molto attenta alle conseguenze di indagini a suo carico anche solo per ragioni di opportunità e di presenza sul mercato azionario».
Il gip non ravvisa neanche il pericolo di inquinamento delle prove, alla luce del fatto che già
«complesse indagini sono state largamente effettuate acquisendo corposa documentazione».
Sulle plusvalenze:
«Gli stessi indagati hanno già di fatto interrotto l’utilizzo di tale metodologia e il riscontro è che si è passati dai 126 milioni del bilancio 2019 ai 29 milioni del 2021».
Ci sono dubbi «sul dolo richiesto dalla legge» per le plusvalenze «giacché, se fosse vero che i medesimi criteri di
contabilizzazione adottati dalla Juve sono quelli utilizzati da tutte le società calcistiche, allora la società non avrebbe fatto altro che fare uso di criteri contabili adottati nell’intero settore dei calciatori».
Il giudice definisce le manovre stipendi «certamente illecite in termini di indizi» ma sono legate a un periodo
storico (quello della pandemia) non più attuale». Sulle richieste di sequestri anche queste rigettate, il giudice chiosa.
«Non vi sono pericoli di dispersione o alienazione dei beni considerati i recentissimi e consistenti aumenti di capitale dimostrazione della solidità di fatto della società».