Al CorSera: «All’inizio con Cracco e Bastianich era dura, per i loro caratteri. Eravamo tre galli in un pollaio. Antonino vale tre stelle, ha una marcia in più di altri».
Il Corriere della Sera intervista Bruno Barbieri, uno degli chef più famosi d’Italia, noto soprattutto per essere giudice al programma televisivo «Masterchef», su Sky. Ha alle spalle una carriera lunga 40 anni, durante la quale ha ricevuto sette stelle Michelin: unico in Italia ad averle ottenute. Racconta come ha iniziato. Suo padre, dice, per lavoro viveva in spagna e questo gli ha insegnato fin da piccolo a viaggiare. Ha semplicemente pensato, ad un certo punto, ad un mestiere che gli permettesse viaggiare: quello del cuoco.
«Lui non era d’accordo, mi avrebbe voluto ingegnere credo. Furono i miei vicini di casa a convincerlo ma penso che alla fine, quando è morto, fosse consapevole e felice di aver visto cosa ero riuscito a fare. Non me lo ha mai detto, ma io resto convinto che avesse capito di avere avuto torto».
Continua:
«Sono partito dalla provincia di Bologna a 17 anni, con la firma dei miei genitori per poterlo fare. Avevo deciso di lavorare come cuoco sulle navi da crociera».
Non è stato tutto rose e fiori.
«A bordo c’era una gerarchia militaresca e io, a 18 anni, comandavo gente anche molto più grande di me, visto che mi avevano dato da subito quel ruolo… si può immaginare come ho sofferto. Non mi è stato regalato niente e non ho mai chiesto niente alla mia famiglia. Ho anche dovuto vivere senza soldi, all’inizio. In nave dormivo in una cabina con altre tre persone: mi rubarono subito tutto per darmi il benvenuto. Sono rimasto un mese e mezzo senza una lira, non avevo i soldi per comprare una bottiglia d’acqua. In pratica non scendevo dalla nave».
Non ha mai pensato di non farcela?
«No, ma di certo questa cosa mi ha fatto diventare adulto prima del previsto. Ho sempre pensato che dovevo cavarmela da solo e l’ho fatto. Sulle navi ho iniziato presto a far capire come la vedevo: il mio nome era dappertutto, mi alzavo alle quattro di mattina e facevo 400 omelette… lavoravo tutto il giorno. Ho imparato in fretta a prendere tutti i miei treni al volo, pensando che un giorno, presto o tardi, il mio momento sarebbe arrivato».
Parla dell’esperienza a Masterchef.
«All’inizio la situazione con Carlo Cracco e Joe Bastianich era decisamente più impegnativa per i caratteri dei miei due soci: molto forti, duri. Eravamo tre galli in un pollaio, ma nonostante non fosse sempre semplice ho tanti ricordi belli, divertenti».
Un solo litigio in tante edizioni:
«Non abbiamo mai litigato se non un una volta, fortemente, io e Carlo parlando di un piatto di passatelli con le vongole. Ma dopo quindici minuti di casino totale, tutto è tornato ad essere come se non fosse mai successo niente».
Su Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli:
«Loro sono molto più ironici e divertenti. Con Antonino c’è un feeling particolare e Locatelli è quello che cerca di tenere un po’ le fila, altrimenti io e lui scherzeremmo dalla mattina alla sera. Ci frequentiamo anche fuori, a telecamere spente, cosa che non succedeva con gli altri due colleghi… insomma, oggi c’è più complicità».
E se deve scegliere tra tutti i suoi colleghi qualcuno che ama per la cucina?
«Antonino e Locatelli sono bravi bravi. Per me Antonino oggi vale tre stelle, ha una marcia in più di altri».