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Bigon: «Gestire quel Napoli, con tutti i problemi di Maradona, non è stato facile»

Alla Gazzetta: «Juliano disse che ero un allenatore anonimo, lo considerai un complimento. Ma il Napoli di Sivori Altafini e Zoff era più forte».

Bigon: «Gestire quel Napoli, con tutti i problemi di Maradona, non è stato facile»
1989 archivio Storico Image Sport / Napoli / Alberto Bigon / foto Aic/Image Sport

La Gazzetta intervista Albertino Bigon allenatore del secondo scudetto del Napoli e giocatore del decimo scudetto del Milan.

L’altro scudetto da allenatore. Nel Napoli di Maradona e della monetina di Alemao.

«Un momento. Lo avremmo conquistato lo stesso, con un punto di vantaggio, anche senza la vittoria a tavolino di Bergamo contro l’Atalanta, visto come è poi andata a Verona per il Milan. Non abbiamo rubato niente. Allora c’erano delle regole che potevamo non condividere, ma visto che c’erano dovevamo rispettarle».

È stato il suo Napoli più forte?

«No, credo di no. Anche se c’era Diego Maradona. Il più forte è stato quello del 1967-68, con il Petisso Pesaola allenatore. Una squadra strepitosa. Io facevo parte di quella rosa, ero stato acquistato dal Padova, avevo giocato alcune partite, tornei, coppe e amichevoli. Ma in campionato neppure un minuto. Era impossibile. E così nel mercato d’ottobre sono stato ceduto alla Spal, in Serie A. Sa chi erano quei giocatori? Cané, Juliano, Altafini, Sivori, Barison e Orlando. Non so se mi spiego. Ah, e Zoff in porta…».

Pioli è stato paragonato al Bigon del Napoli tricolore. Un gestore. È così?

«Non lo so, ma mi fa piacere. Una volta Totò Juliano ha detto che ero un allenatore anonimo, che non ho dato né tolto nulla al Napoli. Quindi un semplice gestore. L’ho sempre considerato un complimento. Gestire quei giocatori, specialmente nel secondo anno, con tutti i problemi di Maradona, non è stato facile. Comunque io ho vinto il 50% degli scudetti del Napoli. E del Sion, in Svizzera. Poi, mi pare, non ne hanno più conquistati».

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