Non sobbalza, non arretra, non dimentica, sguscia e interdisce, calcia e ruggisce, un goniometro con i piedi, un compasso con le molle
Re Stanislav, il suo regno ha avuto inizio tra lo stupore di tutti. È stato incoronato dal solo ad averne il diritto: il campo.
Calmo, sottile, diretto al cuore del gioco, sulla scala mobile di questo Napoli tra addii e incertezza si accomoda all’ingresso e accoglie nuovi propositi di grandezza. Dimenticato, bistrattato, deriso e messo ai margini in passato ora proprietario del centrocampo con Spalletti.
Un po’ Pizzarro un po’ Jorginho, trottola e disegna accurate linee di utile servizio. Pare un pianista che, indifferente alla tonnara e al caotico via vai della stazione di Napoli Centrale, si siede al pianoforte e comincia a suonare Chopin così dal nulla per dare immagini ad una apparente confusione tutta da comprendere.
Re Stanislav non sobbalza, non arretra, non dimentica, sguscia e interdisce, calcia e ruggisce, un goniometro con i piedi, un compasso con le molle, una scusa perenne che dovremmo fargli ogni giorno.
Se lo scorso anno finalmente si presentava al suo popolo ora possiamo dirlo, titolarlo ed osannarlo. È nato il regno di Re Stanislav Lobotka.