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Insigne non è gourmet. Tutto qua. Gli Insigners si rassegnino

Nessuna squadra si fa turbare dalle vicende contrattuali di un calciatore, nemmeno il Napoli. Il problema non è lui, semmai la sua claque in servizio permanente

Insigne non è gourmet. Tutto qua. Gli Insigners si rassegnino

Caro Massimiliano, io proprio non capisco. Davvero, sto cercando di analizzare quanto sta accadendo in questi giorni nella nostra città ma non è proprio semplice. E quando mai lo è, mi dirai.

Faccio una premessa: Dybala (Juventus), Theo e Leao (Milan), Brozovic (Inter). Elementi rappresentativi, da un punto di vista squisitamente tecnico, delle rispettive squadre. Cosa c’entrano, ti chiederai? Ebbene, si parla ogni giorno – da lunghissime settimane o mesi – della loro situazione contrattuale. La letteratura è sterminata. Basta cliccare su un qualsiasi motore di ricerca “Dybala rinnovo”, “Theo rinnovo” o “Brozovic rinnovo”. Eppure, l’Inter prosegue il suo campionato da vertice, come il Milan, e la Juventus va avanti nella sua altalenante stagione. Entrambe non si fanno condizionare dai cosiddetti “rumors”.

Ecco, ora torno sull’incipit. Al pari di Inter, Milan e Juventus, ritengo che il Napoli sia una squadra che, dall’interno, non si lasci condizionare dalle voci di mercato. Credere davvero che questi temuti rumors distraggano una squadra equivale a credere all’esistenza della mela avvelenata preparata dalla Regina cattiva e che Biancaneve, ingenuamente, mangia.

Io non credo affatto che i calciatori del Napoli si siano fatto condizionare dalla nuova casetta dorata in Canada di Insigne. Anzi, da quando la trattativa ha avuto un’impennata culminata col video di saluti ai nuovi fans, il Napoli ha raccolto un pareggio a Torino con la Juventus ed una vittoria in casa che mancava da 40 giorni. Addirittura pare che l’ “All for one” abbia dato una scossa positiva ai compagni. Lasciamo stare la pronuncia, sono certo che Lorenzo imparerà l’inglese in pochissimo tempo. D’altronde è ciò che viene richiesto nei canoni della civiltà quando vai a lavorare in un Paese straniero: che si impari la lingua locale. E’ stato giustamente criticato CR7 per non aver mai voluto imparare l’italiano. Magari Lorenzo stupirà tutti ed imparerà anche il francese, data la peculiarità della Nazione ospitante. Sbaglio?

Va detto che quel video messaggio non è propriamente un esempio di stile per tempi e modi. Ma se ne è già discusso abbastanza, inutile approfondire.

Il focus va spostato sul nostro meraviglioso ambiente. E qui ti faccio una domanda. Perché, in città, quando viene anche solo sfiorato l’argomento Insigne, viene su una specie di sommossa popolare legata al Capitano? C’è un sottobosco, sul web, fatto di account reali e moltissimi fake che iniziano ad insultare, qualsiasi cosa tu scriva in riferimento ad Insigne. Da questo momento, se sei d’accordo, definirei questa indefinita massa gli “Insigners”.

Ci avrai fatto certamente caso, Il Napolista non è stato risparmiato: se elogi una giocata del 24 e qualcuno non è d’accordo, si pone in maniera pacata ed educata, esprimendo il proprio disappunto. Ma se esprimi una critica, si scatena una fogna all’interno della quale la parola più dolce è “latrina”. Non tutti sono così, è ovvio, ma – leggendo i commenti – certamente la stragrande maggioranza.

Gli Insigners sono un fenomeno sociologico, figlio delle peggiori previsioni di Umberto Eco sui social network e sul diritto di parola.

Gli Insigners non cercano dialogo, ma l’insulto.

Gli Insigners hanno un obiettivo: screditarti.

E qui lasciami qualche riga del tutto personale. Ho scritto sui miei canali social che Insigne è il calciatore più sopravvalutato nella storia del club. Apriti cielo. Non ho scritto che è un delinquente, un assassino, un indipendendista Padano, un terrorista. Ho scritto che è sopravvalutato, ossia che gli è stato attribuito, nel tempo, un valore eccessivo rispetto a quello reale. Lo penso e lo ribadisco. Lo pensa, consentimi, anche il calcio europeo. Dalle notizie emerse dai colleghi che masticano quotidianamente calciomercato, in Europa nessuno – sottolineo, nessuno – è arrivato ad offrire ad Insigne anche cento euro in più rispetto a quanto offerto dal Napoli. Questo vuol dire una cosa, anche semplice: nessun club ritiene Insigne un calciatore utile sul quale effettuare un cospicuo investimento. E’ il calcio europeo a non volerlo sopravvalutare. Altrimenti ci sarebbe stata la fila per ingaggiarlo. Navigati osservatori spagnoli, inglesi, italiani, tedeschi o francesi ne sapranno qualcosa in più di chi, da queste parti, auspicava un rinnovo alle cifre chieste da ragazzo.

Un concetto che ho sempre lasciato intendere anche a microfoni accesi, quando ridevo (letteralmente) in onda se qualcuno accostava al 24 la maglia numero 10. O quando ci fu l’ammutinamento. O quando sfanculò da capitano i compagni al termine della partita con il Sassuolo. O quando se la prese, più volte, con il pubblico dell’allora San Paolo. O quando, invece di chiedere un selfie ad Ancelotti, ne contestava l’idea di schieramento. O quando ci furono scintille con Spalletti dopo la sostituzione di Firenze. O quando bisticciò con Sarri in Atalanta-Napoli. Insomma, l’elenco è lungo quanto i tentativi di tiraggiro. A proposito: la rete realizzata agli Europei col Belgio lasciò conoscere al mondo il suo marchio di fabbrica, il tiraggiro, appunto. E quel momento, quel gesto, andava celebrato. Te lo faccio presente perché mi è stato contestato anche questo: aver celebrato a suo tempo la bellissima rete ai danni di Courtois. Ma un conto è esaltare una giocata, un conto è sovrastimare l’autore del gesto tecnico. Va sottolineato anche l’ovvio.

Torno sugli Insigners. Perché, domandavo, vomitano bile quando muovi un appunto al 24?

La risposta potrebbe risiedere nella fascia d’età. Il tempo passa per tutti, caro Direttore. E, nel tempo, qualche giocatore importante l’abbiamo visto, per fortuna. Tra gli ’80, i ’90 e gli inizi del 2000 in Italia c’era il gotha del calcio mondiale. Insomma, quei calciatori per i quali si sprecavano aggettivi importanti (campione, fuoriclasse, fenomeno ecc.). Lasciamo stare Maradona. Parlo di Gullit e Baggio, Totti e Weah, Savicevic e Rivaldo, Ronaldo, Rui Costa e Batistuta, Mancini e Matthaus, Van Basten e Zola. L’elenco è infinito.

Gli Insigners, per ritenere il Capitano un calciatore dal livello tecnico inestimabile, non hanno proprio coscienza di cosa sia uno solo dei calciatori menzionati poco fa. Il calcio si è livellato verso il basso. Colpa certamente di nessuno, se non dell’involuzione tecnica di questo sport.

O magari il problema è che abbiamo visto noi troppo. Un po’ come quando hai assaporato per anni il Mont-Blanc al Cafè Pouchkin di Parigi e poi ti propinano la sagra della castagna quale evento-cena gourmet. No, non è gourmet. I giovani Insigners dovrebbero imparare ad accettarlo.

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