Giudice sul Corsport: «la crisi finanziaria è dovuta solo in parte dal Covid, molto si deve alla penuria di capitali e alla tradizione italiana di fare gli imprenditori con poche risorse»
Il Corriere dello Sport ospita la consueta interessante analisi di Alessandro Giudice l’unico che spiega realmente il calcio italiano dal punto di vista economico-finanziario. Una mosca bianca nel panorama italiano. Scrive dell’indice di liquidità:
È ormai il terribile indicatore a turbare i sonni degli appassionati. Almeno da quando il calcio soffre di una crisi finanziaria causata dal Covid solo in parte, perché molto si deve alla penuria di capitali e alla tradizione italiana di fare gli imprenditori con poche risorse.
Si rileva due volte l’anno: 31 marzo e 30 settembre, cioè prima delle due finestre di calciomercato e non deve scendere sotto 0,60. Su 100 euro di impegni a breve, almeno 60 vanno coperti da somme che la società potrà incassare entro 12 mesi.
Spiegato a chi non è avvezzo ai bilanci è il rapporto tra attività correnti e passività correnti (Ac/Pc)
Il 30 settembre la Juve era a 0,57: l’aumento di capitale è stato dunque provvidenziale per il mercato di gennaio ma anche a marzo il club non rispettava il parametro. Senza i 75 milioni anticipati da Exor il 27 agosto non avrebbe forse completato la sessione.
Il problema è che nella gestione casereccia di molti club i debiti vengono spesso rinviati o coperti con altri debiti. Nella sua fragorosa polemica Commisso ha puntato il dito sull’indicatore di liquidità, sfidando altri presidenti a pubblicarlo e ricordando orgogliosamente che il supporto garantito alla Fiorentina dal suo gruppo le consente di rispettare le regole. Il quadro dei mali della Serie A disegnato dal patron viola è corretto nel complesso ma si sa che in Italia la forma prevale sulla sostanza e il bon ton si prende a pretesto per disinnescare la carica di certe dichiarazioni. Nel caso, la denuncia è giusta ma la scelta di alcuni bersagli pare imprecisa.