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La rivoluzione di Shadid Khan: la sua AEW sta cambiando il mondo del wrestling

Ha messo l’atleta al centro del prodotto e gli ascolti gli stanno dando ragione. Sta facendo vacillare l’egemonia della WWE

La rivoluzione di Shadid Khan: la sua AEW sta cambiando il mondo del wrestling

Di sigle se ne sono succedute tante, eppure alla fine ne rimaneva sempre una. Nessuna è riuscita a sovvertire l’egemonia negli anni, qualcuna è finita addirittura inglobata. Il mondo del wrestling ha visto imporre e sviluppare un certo dominio incontrastato nel tempo della WWE, il marchio che la famiglia McMahon porta avanti da generazioni, che ha sempre tenuto a bada ogni tentativo di rivoluzione da altre federazioni. Inutile ricordare quanto negli anni Novanta e Duemila sia divenuto un culto anche in Italia: dalle telecronache di Dan Peterson a quelle di Ciccio Valenti, per non parlare degli idoli che poi sono diventati i protagonisti dello show. Qualcosa però sta cambiando negli equilibri di questo sistema.

Shadid Khan era un semplice ragazzo pakistano trasferitosi negli Stati Uniti quando comincia a lavorare nell’industria automobilistica. L’esperienza da operaio e il sogno americano (Forbes gli dedica una prima pagina proprio così) gli danno il coraggio di mettersi in proprio e fare la sua fortuna creando un nuovo tipo di paraurti. La Flex-N-Gate oggi fattura oltre 7 miliardi di dollari all’anno e ha più di 60 mila dipendenti distribuiti negli impianti di tutto il mondo. Insieme al figlio Tony, Shadid decide di allargare gli investimenti al mondo dello sport. Nel 2011 rileva i Jacksonville Jaguars, la squadra di football della città che l’ha accolto e cresciuto, due anni dopo tocca al Fulham. Ma non basta. Fiuta l’affare con la stravaganza che appartiene spesso a chi ha una ricchezza incalcolabile. Nell’autunno 2018 lavora a due operazioni: la prima, più eclatante, era l’acquisto dello stadio di Wembley per 600 milioni di sterline, poi sfumato; la seconda è la creazione di una nuova federazione di wrestling. Solo quest’ultima vede la luce, l’annuncio arriva all’inizio del 2019: nasce la All Elite Wrestling.

La AEW ha tutto per destituire la WWE dal suo ruolo polarizzante. A partire dalle risorse economiche decisamente più alte, fino ad una nuova politica gestionale dei wrestler e di questo sport entertainment. Viene valorizzato lo spettacolo del ring, lo sviluppo dei personaggi ruota intorno alle loro performance, allontanandosi dunque dal modello soap opera di cui la WWE aveva fatto ampiamente uso. Gli atleti vengono preparati a prestazioni fisiche più probanti: incontri più lunghi e più violenti, nel senso che i colpi scenici sono ridotti o comunque rivisitati in un modo più elettrizzante. Che non si immagini un trattamento come animali in gabbia, dal momento che molti ad un certo punto della carriera hanno voluto sperimentare anche le arti marziali miste con ottimi risultati. Per dire che le botte sanno anche darle e prenderle per davvero. I lottatori sono liberi di esibirsi anche per altre federazioni, non ci sono esclusive, mentre in WWE anche i nomi d’arte sono marchi registrati.

La scelta di aver messo concettualmente l’atleta al centro del prodotto è il segreto dell’ascesa di questa giovane federazione. Basti pensare che l’attuale campione del mondo della AEW è Kenny Omega (che è anche uno dei vicepresidenti esecutivi), una delle cose più belle mai viste in un ring, che più volte ha ricevuto riconoscimenti per il miglior match dell’anno da tutti i critici. È un suo incontro con Chris Jericho per la NJPW (federazione giapponese, ndr) che convince Tony Khan a scommettere sulla possibilità di offrire un prodotto alternativo. Shadid si fida del figlio, è lui personalmente infatti a stabilire e mantenere i rapporti con gli atleti e a ideare questo nuovo modello operativo.

Ogni wrestler ha un’importante preparazione tecnica nelle migliori scuole della disciplina, come quelle giapponese, messicana e canadese e si esprimono su standard ben più alti. Le abilità nello sceneggiare le trame e nel costruire i personaggi hanno fatto sì che si verificasse un importante passaggio di consegne, anche se in un mercato di importanza molto relativa come l’Italia. Sky, che da quando le reti Mediaset hanno rinunciato a trasmettere il wrestling in seguito al duplice omicidio e suicidio di Chris Benoit, è diventato il riferimento per gli appassionati, ha scelto di puntare sulla AEW acquistandone i diritti.

Ultimamente qualcosa di serio comincia a muoversi anche negli Stati Uniti, dove c’è un seguito ben più alto. Ad oggi la WWE continua ad essere in testa per ascolti totalizzati, ma a fine luglio si è verificato un clamoroso sorpasso della AEW nella key demo, cioè la fascia d’età dai 18 ai 49 anni che viene presa in considerazione per la valutazione di un programma televisivo. Un fatto davvero importante, pensando a quanto da poco esista la All Elite. L’evento si è ripetuto, anche se non in proporzione tale da poter già parlare di una rivoluzione avvenuta. Intanto però sarebbe miope non cogliere l’evoluzione della tendenza, dove la componente sport diventa il parametro su cui tarare l’intrattenimento e non viceversa. Una strada che potrebbe realmente condurre alla fine dell’egemonia della WWE e dare una nuova prospettiva a tutto il movimento.

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