Si fa passare lo stop alla doppia utenza come lotta alla pirateria, ma è solo questione di soldi. Cambiare le carte in tavola a campionato in corso significa giocare sporco coi clienti
Su Il Fatto Quotidiano, Lorenzo Vendemiale commenta lo stop di Dazn alla doppia utenza in condivisione, rivelato ieri dal Sole 24 Ore.
“Se davvero come dicono i padroni della Serie A “la pirateria uccide il calcio”, il pallone italiano ha deciso di suicidarsi“.
La motivazione ufficiosa, scrive, è la lotta alla pirateria, ma in realtà “è solo questione di soldi”. Fino ad ora Dazn ha fatto solo 1,2 milioni di abbonati.
“A 20 euro al mese per 12 mesi, l’operazione non sta in piedi: paga 840 milioni alla Serie A e ne incassa molti meno, non basta nemmeno l’aiuto di Tim (che contribuisce con 350 milioni e conta solo 700mila contratti). Costringere quei 300-400mila tifosi che condividevano l’abbonamento a sottoscriverne uno nuovo varrebbe oltre 100 milioni l’anno. E poi c’è il tema della valutazione della Serie A, che i presidenti vogliono tenere alta perché temono di fare la fine delle compagnie telefoniche che si rincorrono a prezzi sempre più bassi”.
Vendemiale conclude:
“La visione su più device però è tipica degli Ott (da Netflix in giù), cambiare le carte in tavola a campionato in corso significa giocare sporco coi clienti. E segnare un clamoroso autogol: il danno reputazionale sarà irreparabile per un brand già malvisto per i problemi di visione. Mentre il ritorno economico è da dimostrare: non è detto che tutti i tifosi che condividevano un abbonamento ne sottoscriveranno uno nuovo. Qualcuno lo farà, altri si rifugeranno negli streaming illegali. O magari è la volta che smetteranno di vedere il campionato”.