ilNapolista

Spalletti ha tolto la rucola dal piatto

Comincia a diventare difficile non esagerare su di lui. Oggi ci ha regalato l’ennesima conferenza grondante maturità e consapevolezza

Spalletti ha tolto la rucola dal piatto
Napoli 21/10/2021 - Europa League / Napoli-Legia Varsavia / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

È solo calcio. È solo calcio. È solo calcio. Dobbiamo ripetercelo alla maniera di Rocky contro Ivan Drago: Non fa male. Non fa male. Non fa male.

Noi ce la mettiamo tutta a non avviare l’operazione “trasformiamo Luciano Spalletti in guru”. Però va detto che lui non ci aiuta. La conferenza stampa di oggi è una conferenza che gronda maturità e consapevolezza. Soltanto la frase “non bisogna vivere invano” meriterebbe un approfondimento di giorni, un seminario. È una frase, come tante che lui dispensa, che riflette un processo che ai nostri occhi sembra innegabile. Lui non lo nega, però un po’ lo smonta.

A nostro avviso lo Spalletti di Napoli, il nuovo Spalletti, ha tolto la rucola dal piatto. Avete presente quei piatti inutilmente conditi dalla rucola? Quelle foglioline finiscono con l’avere la sola funzione di distogliere dal protagonista della portata: dall’attore principale. Ecco, Spalletti – checché ne dica – sta lasciando che a parlare sia il campo dove ha sempre mostrato considerevole competenza calcistica. E dove la sua squadra ogni partita mostra qualcosa di nuovo, qualcosa in più. La sua verbosità ha lasciato il posto a frasi dirette, piene, che raccontano un vissuto. Una trasformazione, anche se lui dissente. Ma dissente senza spigolosità, anzi:

Com’ero prima? Scontroso? Non saprei, dicono che ero nervoso ma non era nervosismo. Direi simpatia selettiva. Mi sveglio sempre in forma e poi mi deformo in base a chi incontro.

 

Spalletti in conferenza avrebbe potuto rifugiarsi nell’ipocrisia. Infarcire delle solite frasi fatte l’incontro con i giornalisti. E invece lui oggi ha mostrato che ha a lungo riflettuto sul rapporto con Roma e quindi con Totti e tutto quello che è successo. E ha comunicato la sua conclusione: «Roma non sarà mai un nemico per me». Perché Roma è stata una piazza fondamentale della sua carriera. A nostro avviso decisamente la più importante, anche se a San Pietroburgo ha vinto.

E ha anche mostrato una parte importante di sé:

Sono tanti anni che faccio questo mestiere e ho capito una cosa di me: che ho bisogno, per essere un allenatore felice, per essere uno che vive bene il calcio, di passaggi importanti, di piazze da umori forti sia nel bene che nel male. Da questo punto di vista, Roma-Napoli è la mia partita, è la partita della mia vita.

Spalletti è una persona seria. Si prepara alle conferenze stampa in modo serio. Ha lo stesso approccio che ha nella parte tecnico-tattica del suo lavoro. Perché la comunicazione – che piaccia o meno – rientra nel lavoro dell’allenatore. E doverlo ribadire nel 2021 è persino grottesco. Spalletti, senza mai assumere posizioni estreme, ha tracciato una linea attraverso una serie di dichiarazioni. Dal “lamentarsi è da sfigati” al “siamo solo una squadra di calcio” risposto che voleva come al solito investirlo della corazza del difensore di Napoli. Oltre che serio, è anche intelligente.

Spalletti non si nasconde nemmeno sulla forza del Napoli. Non lo ha fatto neanche oggi. Consapevole è l’aggettivo che probabilmente in questo momento meglio lo fotografa. Così come consapevole sta diventando il suo Napoli. È presto per tutto. Ma anche i suoi detrattori più incalliti, e non ci riferiamo soltanto ai tanti che a Napoli in estate erano scettici, devono riconoscere che l’Italia ha riscoperto un protagonista che era stato travolto da una narrazione tanto efficace quanto sballata.

ilnapolista © riproduzione riservata