A Repubblica: «Ho iniziato a studiare l’italiano perché non capivo Sarri. L’aspetto mentale conta più del 50 per cento»
Repubblica intervista il giocatore della Juventus Danilo. La vittoria sul Chelsea in Champions, dice, è servita alla squadra «per capire dove possiamo arrivare». Il problema della Juve non era la mancanza di autostima, per lui, ma il tempo necessario per assimilare i cambiamenti.
«Nei cambiamenti serve pazienza, bisogna aspettare la maturazione di gioco e idee. Ci vuole tempo perché entrino nella testa dei giocatori».
L’aspetto mentale, per lui,
«Conta più del 50 per cento. Quando stai bene mentalmente sai capire il tuo momento e fare una valutazione su te stesso. È a Madrid che mi sono appassionato alla materia: leggo moltissimo sul tema».
La cosa più importante che ha imparato è
«La gestione della respirazione. Il ritmo del respiro va regolato in base allo stato d’animo. Ho degli strumenti che mi consentono di fare al volo una valutazione su di me per capire come regolare mente e respiro. Voglio sempre essere presente a me stesso: mai troppo tranquillo, mai troppo eccitato, sempre lucido».
Su Guardiola, che ha avuto come allenatore:
«Con lui ho cambiato il mio modo di vedere le cose. Ho giocato poco, la colpa è stata anche di un infortunio, ma è vero che non è facile avere un rapporto con lui: non è mai rilassato, pensa al calcio tutto il giorno. Secondo me a casa la sera posiziona la moglie e il divano come fossero giocatori in campo».
Parla del suo rapporto con le emozioni e la razionalità.
«Non sono lo stesso calciatore e la stessa persona di dieci anni fa. Una volta magari mi divertiva crossare o segnare, adesso mi diverte di più una costruzione ben fatta, un piazzamento perfetto, la palla che gira pulita».
Danilo parla molto bene l’italiano:
«In verità pensavo sarebbe stato più facile impararlo, invece all’inizio facevo tanta fatica a capire Sarri e allora mi sono rivolto a un insegnante, ma è arrivata la pandemia e abbiamo dovuto smettere con le lezioni. Però durante il lockdown ho cominciato a leggere libri e giornali in italiano, a guardare i vostri programmi e ho imparato. E se qualche volta ho un dubbio o mi manca la parola, chiedo a Miguel».
Legge molto, racconta.
«Sono romantico, anche i libri mi piacciono di più di carta. Che orgoglio guardare la mia libreria con tutti i volumi che ho letto. Noi calciatori abbiamo presto soldi e possibilità che altri non hanno e tendiamo a fermarci. Ma è sbagliato. Il mondo è grande, c’è tanto da sapere, l’informazione è basilare, bisogna aggiornarsi su che accade. Altrimenti cosa faccio quando smetto? Guardo solo partite? Vorrei iscrivermi all’università. Anche per fare felice mia mamma».