Di Marzio dà la notizia, e in studio si scatenano. Addio a tre anni di retorica del superuomo. Chi negli ultimi anni ha seguito Sky, ha un colpo: è “Calciomercato l’originale” o il pezzotto?
Un egoista, uno straniero non integrato, malsopportato dallo spogliatoio, un ex fuoriclasse che manda il procuratore a fare la questua delle offerte, poco empatico, con lui la Juve non solo non ha vinto la Champions ma “ha smesso di vincere anche in Italia”. In 8 minuti scarsi Sky distrugge Cristiano Ronaldo, rimangiandosi tre anni di apologia del più grande campione dell’universo conosciuto. Tanto che lo spettatore habitué dei salotti della pay ha avuto qualche minuto di straniamento: è “Calciomercato l’originale” o la sua versione pezzotta?
E’ impressionante la facilità con cui le prime firme a commentare l’addio dei Cr7 – Bonan, Marocchi, Bucciantini, Condò – abbiano voltato pagina, rieditando tre anni di retorica del superuomo. Di più: rinfacciando a Ronaldo d’essere in buona sostanza un giocatore – e un uomo – disfattista, controproducente per la causa juventina e non solo.
Bonan, il conduttore, dà subito la parola a Gianluca Di Marzio che dà la notizia: Ronaldo ha svuotato l’armadietto, se ne va. Bonan commenta: “Già non lo era prima, ma è sempre sembrato un corpo a se’ stante. Che non si fosse integrato nel nostro Paese era abbastanza chiaro a tutti”.
E’ un fuoco di fila. Marocchi salva le buone intenzioni della Juventus ma affonda: “Dobbiamo dire grazie ad Agnelli che l’ha portato in Italia. Ma meno male che è finita. Nello spogliatoio sono anche contenti che sia finita, credo”.
Marco Bucciantini, impietoso, innesca il paragone con Messi: “Ronaldo ha mandato il procuratore a fare il giro delle squadre e per ora non ha trovato nulla. Non è lo stesso finale di Messi”. Poi ha un’illuminazione: “Ronaldo lascia una straordinaria verità: che vincono le squadre, non i singoli. Che Ronaldo lo dovevi aggiungere ad una squadra, che invece si è logorata. La Juve ha smesso di vincere anche in Italia”.
Il colpo di grazia è firmato Condò: “Una grande occasione perduta per il nostro calcio in generale. E’ durato un anno. Ci eravamo illusi che più della squadra potesse esserci il fenomeno. Dal punto di vista umano mi aspettavo un’empatia con l’ambiente molto superiore. Lui ha trasformato il calcio in uno sport individuale”.
Le vie per Damasco sono infinite.