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Daisy Osakue: «Ius soli? Giusto, ma non solo per gli sportivi»

A La Stampa: «Jacobs ha preso la sua posizione ma dovrebbe festeggiare le sue due medaglie olimpiche storiche, non lasciarsi coinvolgere in queste faccende»

Daisy Osakue: «Ius soli? Giusto, ma non solo per gli sportivi»
Tokyo (Giappone) 31/07/2021 - Lancio del Peso / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Daisy Osakue

La Stampa intervista Daisy Osakue, discobola della nazionale azzurra. Il tema è quello dello ius soli. Il presidente del Coni, Malagò, ne ha fatto un cavallo di battaglia. Sulla questione è intervenuto anche Jacobs nell’intervista rilasciata al Foglio ha detto:

«Non mi interessa la politica e non voglio essere un simbolo politico. Io corro».

La Osakue dichiara:

«Innanzitutto credo che si debba affrontare la questione dello Ius soli da una prospettiva generale e non solo sotto l’aspetto sportivo, perché altrimenti si sminuisce il problema».

Su Jacobs:

«Marcell ha preso la sua posizione e non lo giudico né positivamente né negativamente. È un uomo che in questo momento dovrebbe festeggiare le sue due medaglie olimpiche storiche, non lasciarsi coinvolgere in queste faccende. I giornalisti dovevano aspettare e non bombardarlo con domande così delicate, quando lui pensava soltanto a quando avrebbe riabbracciato la sua famiglia. Può essere criticato, ma secondo me è stato onesto e non ha strumentalizzato le sue vittorie».

Daisy racconta la sua esperienza:

«Ho avuto la mia cittadinanza come tanti altri ragazzi, aspettando il compimento del 18° anno di età, come farà anche mia sorella tra un mesetto e come farà anche mio fratello più piccolo: lei fa skeleton, lui gioca a calcio nelle giovanili della Juve e anche loro potrebbero alzare la voce sul tema».

L’attesa le è costata, a livello sportivo.

«Ho perso tante rassegne giovanili come Mondiali, Europei o Gimnasiadi e non è stato semplice, però mi rendo conto che per pensare al futuro bisogna avere un’idea più ampia. La regola, secondo me, deve essere cambiata alla radice, in modo equo e onesto, senza favoritismi. Siamo nel 21° secolo, determinate questioni devono essere d’attualità e non se ne deve parlare soltanto quando ci sono dei risultati sportivi di importanza mediatica. Un modo di creare dissenso è quando si aiutano determinate categorie, lasciandone indietro altre. Là fuori ci sono geni della scienza, della medicina, della letteratura, della musica o dell’arte che non hanno la cittadinanza italiana e la vorrebbero anche loro, ma non sono alla luce dei riflettori come magari noi atleti olimpici. È giusto che si pensi anche a loro».

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