A La Stampa: «Jacobs ha preso la sua posizione ma dovrebbe festeggiare le sue due medaglie olimpiche storiche, non lasciarsi coinvolgere in queste faccende»
La Stampa intervista Daisy Osakue, discobola della nazionale azzurra. Il tema è quello dello ius soli. Il presidente del Coni, Malagò, ne ha fatto un cavallo di battaglia. Sulla questione è intervenuto anche Jacobs nell’intervista rilasciata al Foglio ha detto:
«Non mi interessa la politica e non voglio essere un simbolo politico. Io corro».
La Osakue dichiara:
«Innanzitutto credo che si debba affrontare la questione dello Ius soli da una prospettiva generale e non solo sotto l’aspetto sportivo, perché altrimenti si sminuisce il problema».
Su Jacobs:
«Marcell ha preso la sua posizione e non lo giudico né positivamente né negativamente. È un uomo che in questo momento dovrebbe festeggiare le sue due medaglie olimpiche storiche, non lasciarsi coinvolgere in queste faccende. I giornalisti dovevano aspettare e non bombardarlo con domande così delicate, quando lui pensava soltanto a quando avrebbe riabbracciato la sua famiglia. Può essere criticato, ma secondo me è stato onesto e non ha strumentalizzato le sue vittorie».
Daisy racconta la sua esperienza:
«Ho avuto la mia cittadinanza come tanti altri ragazzi, aspettando il compimento del 18° anno di età, come farà anche mia sorella tra un mesetto e come farà anche mio fratello più piccolo: lei fa skeleton, lui gioca a calcio nelle giovanili della Juve e anche loro potrebbero alzare la voce sul tema».
L’attesa le è costata, a livello sportivo.
«Ho perso tante rassegne giovanili come Mondiali, Europei o Gimnasiadi e non è stato semplice, però mi rendo conto che per pensare al futuro bisogna avere un’idea più ampia. La regola, secondo me, deve essere cambiata alla radice, in modo equo e onesto, senza favoritismi. Siamo nel 21° secolo, determinate questioni devono essere d’attualità e non se ne deve parlare soltanto quando ci sono dei risultati sportivi di importanza mediatica. Un modo di creare dissenso è quando si aiutano determinate categorie, lasciandone indietro altre. Là fuori ci sono geni della scienza, della medicina, della letteratura, della musica o dell’arte che non hanno la cittadinanza italiana e la vorrebbero anche loro, ma non sono alla luce dei riflettori come magari noi atleti olimpici. È giusto che si pensi anche a loro».