POSTA NAPOLISTA – Un abisso rispetto al predecessore. Archivia il nostro Watergate: Napoli-Verona. Gli bastano postura e mimica facciale per mettere l’interlocutore in condizione di subalternità
In pochissimi hanno colto la differenza di statura umana, culturale e tecnica nell’avvicendamento tra il rozzo Gattuso e l’affilato Spalletti. Differenze culturali, di esperienza ed autorevolezza, di cui certamente andrà a beneficiare il Napoli grazie al proprio tecnico. La liberazione da un uomo che in quindici giorni ha confermato la propria irrilevanza è sotto gli occhi di alcuni. Il becerume invece presta ascolto ad una narrazione degna di una pochade di infimo livello, alimentata dall’abitudine alla disinformazione che a queste latitudini si respira nell’aria. La maggioranza degli opinionisti ha preferito rimanere nell’oceano di primordiale ignoranza che bagna il nostro assolato golfo, con lunari supposizioni complottistiche, degne di composizioni di THC davvero di altissimo livello. Stesso dicasi per gli addetti ai lavori che, al netto di sogghigni e fesserie in rosa, hanno accolto l’ex allenatore della Roma come si accoglie un’ingessatura estiva alle articolazioni.
In sede di presentazione, il nuovo allenatore si è dovuto immediatamente vestire da Grisù, spegnendo il fiammifero della stantia polemica partita, da chi ancora rimesta pretestuosamente nel torbido di un’ammonizione mancata, a cui Spalletti non ha dedicato che due parole: acqua passata. Evidenziando inoltre l’assoluta fiducia nella classe arbitrale. Musica mai accordata a queste latitudini. Stesso modulazione di frequenza per i tifosi che lo incalzavano, in maniera del tutto impropria, nel “question-time” di Dimaro, in merito all’ormai famosa Napoli-Verona. Quella partita è diventata un nuovo Watergate. Polemica alimentata da voci assolutamente infondate e purtroppo aizzate anche dalle parole approssimative di De Laurentiis relativamente alla mafia cinese ed alle scommesse. Segno che dopo la mezz’ora di conferenza De Laurentiis va fuori giri e rischia l’uscita di pista. Spalletti ha invece invitato a guardare avanti, domandando ad alta voce se fosse produttiva quella discussione. Silenzio nell’interlocutore e negli astanti.
Spalletti sta mettendo in atto, quello che, vivaddio, diciamo da anni: guardare avanti. Dileggiati, osteggiati ed insultati da una tifoseria incapace di capire e cogliere la realtà. Una squadra che nell’ultima stagione è stata fuori dalle prime quattro posizioni per 25 giornate su 38, può tranquillamente esserlo anche alla 38ma senza che diventi un mistero. Bensì non essere quarta è una conseguenza fisiologica di un campionato mediocre. Disputato con un allenatore mediocre. Giocato con calciatori che sono preoccupati solo ed esclusivamente del loro futuro, e che “romanamente” se ne fregano del Napoli. Nonostante i tatuaggi.
L’avvento di Spalletti, e la posizione netta contro alibi, scuse arbitraggi e gomblotti, ci rasserenano circa il percorso virtuoso comunicativo e tecnico intrapreso dal Napoli di Spalletti. Quello di Gattuso era una gabbia di matti guidata da un inadeguato alla panchina del Napoli, nonostante la narrazione di vuota retorica gattusiana strombazzata da Gallarate a Taormina. Il realismo profondo del nuovo trainer azzurro farà tornare il Napoli ad essere una squadra seria, solida. Figlia del suo allenatore. Che più di tutti ha voglia di tornare ad essere un protagonista in panchina che gestisce la comunicazione con prossemica eduardiana, mettendo in posizione di subalternità l’interlocutore di turno solo con la postura e la mimica facciale. Il discorso di risultati, interrotto bruscamente alla fine della stagione 2018-2019, tornerà ad avere un orizzonte. Rispetto ai diciotto mesi di oscurantismo appena vissuti.
Il buon senso spallettiano, e l’assoluta presa di distanza da alibi, scuse congetture ci riporta alla mente un grandissimo allenatore che a Napoli ha lasciato un ricordo felice: Ottavio Bianchi. Che ovviamente non piaceva a tanti giornalisti per i suoi modi abrasivi ed acuminati, che aveva con Diego un rapporto professionale e nulla più, ed è stato capace, insieme a Bigon, di condurre al porto tricolore la nave azzurra. La massima che Bianchi amava ripetere spesso, dovrebbe essere esposta ad ogni angolo di Napoli: “dai un alibi ai napoletani e sei un uomo morto”. A Napoli negli ultimi sei anni, escluso l’illuminato Ancelotti, abbiamo vissuto a pane ed alibi. Per tanti napolisti pane e …veleno. Con Spalletti si cambia. Con Spalletti torneremo ad essere antipatici. Con Spalletti riavremo, finalmente, un Napoli con le palle.
Venio Vanni
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