Al Venerdì: “Ad ammazzare quelli come me è stato il calcio tattico. Non rincorrevo il difensore ed ero considerato un disubbidiente”
«Arrigo Sacchi non mi portò agli Europei del 1996 per dimostrare che gli schemi sono più importanti dei giocatori: non è arrivato ai quarti di finale…»
Roberto Baggio avrebbe potuto anche non aggiungere niente. Il concetto è chiarissimo: lui che era estro e fantasia i protagonismi del tecnico non li sopportava. Ma nell’intervista a Emanuela Audisio sul Venerdì lo dice più esplicitamente:
«Non ce l’ho con gli allenatori, credo che una certa gelosia da parte loro ci sarà sempre. Noi abbiamo i piedi, loro la lavagna. Ad ammazzare me e quelli come me è stato il calcio tattico, scendere in campo solo per neutralizzare gli altri. E non è normale che uno come Zola sia dovuto andare in Inghilterra perché in Italia non lo voleva nessuno».
Salva Carletto Mazzone, con cui ha avuto un rapporto padre-figlio.
«L’unico con cui mi sono trovato bene è Carletto Mazzone, perché è un uomo libero e realizzato e non si metteva in competizione con i calciatori».
Su Sacchi e la mancata convocazione agli Europei aggiunge:
«Avevo 29 anni, ero da buttare? No, ma per loro ero svogliato, non rincorrevo il difensore, ero un disubbidiente, non adatto al calcio moderno»