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Il Sud escluso dalla rivoluzione dei ricchi del calcio

Tra sovranismi privati e finanza globale. E il Napoli? Non può accontentarsi di una maglia griffata Burlon

Il Sud escluso dalla rivoluzione dei ricchi del calcio

Si poteva pensare a un torneo tra Nord e Sud, tra bianchi e neri, finanche tra scapoli e ammogliati. Lo sfizio mondiale oggi è rompere. L’unità degli stati, la pace razziale, finanche l’accordo tra marito e moglie. La “rivoluzione dei ricchi”, come l’ha apostrofata l’Equipe, giornalone sportivo di Francia, alla fine è scoppiata e ha messo a soqquadro la storia del calcio.

I ricchi e poveri

Tutti i ricchi di qua, i poveri di là. Da una parte la finanza paramericana e asiatica che guarda al basket Nba, dall’altra società depauperate dei fondi Tv e delle sfide  ai colossi del debito. Quante saranno le squadre con i lustrini, che giocheranno un “calcio superiore”, sostenute da saraghi e soldi a palate, e chi si dovrà accontentare della frittura di fragaglie? Le voci si rincorrono nella nebulosa di chi è dentro e chi fuori.

Il triangolo italiano

Quel che è certo è la partecipazione al campionato più “esclusivo” del mondo delle tre sorelle italiane e sedicenti ricche, Inter, Milan, Juve. Il Nord di Milano e Torino. Il Sud, quello di Giustino Fortunato. Potremmo includere lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie. Tra le potenti del Sud non invitate al banchetto, Roma, Lazio e Napoli. Messa così, la cosa è ridicola.

Il gioco del calcio fu inventato dagli inglesi e più in là col tempo assunse la forma dei campionati esteri e locali per contribuire alla pacificazione dei popoli europei.

La superlega che taglia i viveri alle leghe

Punto e a capo. Si torna, per avidità e ignoranza, alle divisioni discriminatorie. Questione di soldi pure (forse solo). Le cronache seguiranno passo dopo passo la “rivoluzione dei ricchi” indebitati. Ma una cosa è certa già da ora. Tempo fa mai si sarebbe potuto proporre una superlega che taglia le leghe, con l’obiettivo di sfoltire il campo e indirizzare risorse e sponsor verso i più forti. Segno dei tempi, se questo è possibile oggi, nel clima delle eguaglianze tradite, dei sovranismi privati, delle finanze globali senza nemmeno l’odore dell’etica pubblica.

E De Laurentiis?

Il Napoli non appare nella lista dei “vaccinati” superlega. Ma pare che sia stato invitato al banchetto. Si vedrà il ruolo che vorrà giocare De Laurentiis. E’ un innovatore, non un distruttore. La rivoluzione maldestra ha bisogno comunque di un fronte riformatore che affronti la crisi. E Napoli non si può accontentare della maglia griffata Marcelo Burlon.

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