Per la seconda volta (la prima in Supercoppa) abbiamo rianimato la Juventus. È psicologico il vero limite della gestione Gattuso. Ma siamo ancora in corsa
Ancora una volta, per la seconda in stagione, il Napoli ha svolto la funzione di rianimatore della Juventus. L’aveva già fatto nella Supercoppa italiana: in quella occasione gli azzurri riuscirono a perdere contro una squadra reduce dalla sconfitta con l’Inter e immobilizzata dalla paura. Il Napoli si è ripetuto questa sera allo Stadium. I bianconeri sono arrivati a questa partita in piena tempesta tecnica, ambientale e mediatica. Con l’incontro tra Allegri e Agnelli a Forte dei Marmi, e Pirlo costretto a dire che sapeva tutto. Pirlo è un allenatore adulto, non strepita quando il presidente contatta un altro allenatore. È un uomo di mondo, direbbe Totò. Eppure questa sera il Napoli di Gattuso ha incredibilmente avuto rispetto della Juventus, di una Juventus tremebonda che ha avuto in Chiesa il 50% della sua forza.
Il Napoli ha finito per perdere 2-1. Ha segnato l’unico gol su rigore al 90esimo. Gol peraltro importantissimo: in caso di arrivo a pari punti, il Napoli sarebbe pari (non vale la regola europea dei gol in trasferta ma conterebbe la differenza reti generale: ora è avanti la Juve). Ma Gattuso deve recriminare. E, a nostro avviso, deve riflettere a lungo. Deve farlo per il prosieguo della sua carriera. Col Napoli è già successo più volte. A Barcellona. In Supercoppa. Questa sera. Il Napoli avrebbe potuto aggredire la partita, aggredire un avversario che non ha mai mostrato nulla di che oltre Chiesa. Una squadra incapace di accelerare, con Cristiano Ronaldo che adesso sembra davvero anziano: pronti via si è divorato un gol assurdo, ma non è solo per questo che sembra anziano. Gattuso – questo è ovviamente un consiglio non richiesto – dovrà essere più audace nel futuro della sua carriera. Come lo è stato nel secondo tempo. Anche se, dopo gli ingressi di Osimhen e Politano, il Napoli non è andato oltre un bel tiro di Fabian da fuori area. Prima, c’è stata quella con Di Lorenzo. Ma si avvertiva, palpabile, il terrore del fronte bianconero.
Il Napoli non aveva nulla da perdere. Avrebbe potuto giocare la partita della svolta stagionale. Si sarebbe posizionato al terzo posto, a un punto dal Milan lasciandosi la Juventus alle spalle. E invece il Napoli oggi è quinto, e deve guardarsi le spalle dalla Lazio che ha quattro punti in meno ma anche una partita in meno. Nulla di compromesso. Il Napoli ha ancora tante chance di raggiungere il quarto posto. Stasera non possiamo fare un discorso di classifica. Il discorso è mentale. Di approccio. Di preparazione della partita. Il Napoli avrebbe dovuto mangiarsi la partita. Perché di fronte ha avuto un avversario ferito. E perché il Napoli è arrivato a questo match da una serie positiva importante, ancora una volta osannata mediaticamente in maniera a dir poco enfatica.
Stasera non vogliamo affrontare questo discorso. Però suggeriamo di guardare – come detto – alla reazione di Pirlo, e ricordiamo che Gattuso non ha subito alcun affronto, così come non ha subito chissà quali critiche. Parliamo dell’allenatore mediaticamente più protetto della storia del Napoli, e tra i primi del calcio italiano. Ci viene da chiedere: come avrebbe reagito se avesse subito la metà delle critiche che hanno subito Ancelotti e Benitez? Sarebbe andato via dall’Italia?
Tornando al calcio giocato, adesso il Napoli non deve disunirsi. Non ce n’è motivo. Ma guardi bene dentro di sé e capisca che ha scelto di non giocare a mille questa partita. È un muretto che il Napoli di Gattuso non ha mai scavalcato. Sono stati diciotto mesi che non hanno prodotto risultati. Siamo ritornati nel nostro alveo. Nel nostro alveo storico. E non va bene. Detto questo, anche con i suddetti limiti il Napoli può ambire alla Champions. Perché ha una grandissima rosa, la terza del campionato. Una rosa che è stata costruita anche per ovviare agli infortuni. Ricordiamo che il Napoli è ottavo nella classifica degli infortuni e delle assenze, evitiamo di rifugiarci negli alibi. L’obiettivo è lì, alla portata di questo Napoli. Per i valori in campo, e per i soldi investiti nell’allestimento della rosa.