Evelina Christillin a Tuttosport: «Poi capì che si era giocato per l’ordine pubblico, ma non tornò mai sull’argomento. Non considerò mai quella Coppa dei Campioni come un trofeo».
Oggi ricorre il centenario della nascita dell’avvocato Agnelli. Tuttosport gli dedica un inserto speciale con varie interviste, tra cui una ad Evelina Christillin. Racconta di quando andò insieme all’Avvocato allo stadio Heysel. Della reazione avuta da lui alla tragedia.
«Eravamo insieme all’Heysel, purtroppo. Eravamo atterrati all’ultimo con il suo aereo privato, così ci trovammo allo stadio poco prima dell’inizio della partita, o, per lo meno, di quello che doveva essere l’inizio della partita, che era stato ovviamente rinviato. Ma non capivamo bene il perché la finale non iniziasse: c’era confusione e notizie frammentarie. Sì, avevamo visto una parte degli incidenti, ma lo stadio aveva una struttura vecchia e le tribune erano abbastanza lontane dalla maledetta Curva Z, così che non ci eravamo resi conto della reale tragicità dei fatti. In mezzo a molta confusione, l’Avvocato si interrogava sul perché non iniziasse la gara e cercava informazioni. A un certo punto un funzionario del Ministero degli Interni italiani venne a dirgli: ‘E’ meglio se tornate a Torino’. Ci disse proprio così, senza fornire ulteriori dettagli. L’Avvocato, a quel punto, capì che la situazione era grave, cercò i dirigenti bianconeri e si raccomandò con loro: ‘Non giocate! Se la situazione è grave, mi raccomando, non giocate’. Poi andammo all’aeroporto per Tornare a Torino».
Erano convinti che la partita non si sarebbe disputata.
«Quando atterrò l’aereo, l’Avvocato si stupì di non trovare nessuno sotto la scaletta. Premessa: di solito, all’arrivo del suo aereo c’era sempre una sorta di comitato d’accoglienza e una macchina pronta. Invece quella sera, uno stranissimo deserto. Dopo qualche minuto arriva, tutto trafelato, un addetto che gli dice: ‘Mi scusi Avvocato, sono tutti nell’hangar a vedere la fine della partita’. Al che lui si stranì».
Si arrabbiò? Le viene chiesto.
«Sul momento probabilmente sì, poi gli venne spiegato che era stata la situazione di ordine pubblico a richiedere la disputa della gara e capì, ma non tornò mai sull’argomento. Era una ferita che probabilmente gli faceva male e non considerò mai quella Coppa dei Campioni come un trofeo. Si godette molto di più la finale di Roma nel 1996».