Il CorrMezz intervista la figlia della prima vittima di Cutolo. Non fu una specie di delitto d’onore. Cutolo reagì a una donna che lo chiamò cretino e sparò
Sul Corriere del Mezzogiorno c’è uno splendido articolo-intervista di Titti Beneduce cronista di razza. La giornalista riporta giustamente alla ribalta delle cronache il primo omicidio commesso da Raffale Cutolo l’ex boss della camorra morto in settimana. Omicidio che nel film di Tornatore “Il camorrista” viene raccontato come una sorta di delitto d’onore. Ossia la vittima – nel film – molestò Rosetta (le mise una mano sul culo) e Cutolo (che aveva chiesto aiuto perché, sotto la pioggia, la macchina non partiva) ebbe un accesso d’ira e lo uccise con le proprie mani. Una scena che ha in qualche modo contribuito a quella che qualcuno ha persino definito leggenda di Cutolo. In realtà, le cose andarono molto diversamente. Nel film, Cutolo era interpretato da Ben Gazzara.
A raccontarlo al Corriere del Mezzogiorno è Anna Viscito, figlia di Mario che è l’uomo ucciso da Cutolo il 24 febbraio 1963. Non è soltanto la versione della figlia, è quel che è scritto nelle trentatré pagine della sentenza d’appello del 1969.
La storia è ben diversa da quella raccontata da Tornatore nel film. Nella realtà Cutolo reagì proprio a una donna come racconta Anna Viscito.
La storia è questa: intorno alle 14.30, durante il passeggio, Raffaele Cutolo, ventiduenne «noleggiatore abusivo di auto», a bordo della sua 1100 fece una manovra azzardata e rischiò di investire una giovane donna, Nunzia Arpaia. Lei si arrabbiò e lo chiamò «cretino», ne nacque una lite poi divenuta rissa, con il fratello di Nunzia e alcuni suoi amici. Mario Viscito, che aveva 33 anni ed era muratore, si trovava a passare di là assieme al cognato e compagno di lavoro Salvatore Moccia. Si intromise per separare i contendenti ed ebbe la sfortuna di trovarsi di fronte a Cutolo quando questi tirò fuori di tasca una pistola e si mise a sparare; fece fuoco otto volte contro quell’uomo che, raccontò poi ai carabinieri, neppure conosceva. Mario morì durante il trasporto al Loreto Mare. In primo grado Cutolo fu condannato all’ergastolo; in appello la condanna venne ridotta a 24 anni per la caduta dell’aggravante dei futili motivi.
L’articolo è bellissimo. Il racconto della signora Anna è intenso e drammatico, svela l’ignominia del gesto di Cutolo e le sciagurate conseguenze sulla sua famiglia.
Anni dopo, da latitante, Cutolo si recò a casa loro per offrire del denaro come risarcimento.
«Arrivò in macchina e offrì a mamma tre milioni di lire. Forse si sentiva in colpa, forse sperava di alleggerire la sua posizione… Lei aveva tanto bisogno di soldi, ma gli rispose: il sangue di mio marito non lo vendo».